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Chi non vuole mandare a casa i grillini di Ragusa

by Redazione
25 Ottobre 2018
in Politica
Chi non vuole mandare a casa i grillini di Ragusa
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A volte ci sembra proprio di non capire il senso delle cose. Per quanto non possa dirmi giovane, non sono così vecchio, e tuttavia mi sento proprio lontano, estraneo.

C’è chi non ha voluto mettere lingua nella vicenda dei bilanci del Comune di Ragusa, per un rispetto quasi innato nei confronti delle istituzioni, che quotidianamente vengono vilipese dagli attori politici che calcano la scena dei nostri giorni.

Obiettivamente il livello di qualunquismo, di populismo, di superficialità e soprattutto il dilettantismo dei governanti grillini, in tutte le realtà amministrate, e dunque anche a Ragusa non ha precedenti, e non era neppure prevedibile dagli stessi elettori dei cinque stelle, che pur non avendo mai avuto serie aspettativa di buon governo, si attendevano magari un governo più coerente almeno con i principi base del movimento.

Invece si sono ritrovati davanti a scelte pasticciate, errori amministrativi grossolani, violazioni del codice etico, del regolamento del consiglio, delle leggi in generale.

Tutto  questo ha cambiato il clima, ha fatto perdere l’armonia di questa amministrazione e con essa anche la serenità dei suoi attori, che si sono spinti pure a negare il diritto di accesso agli atti, a negare quella trasparenza che loro stessi vantavano e che invece da loro oggi viene negata, per nascondere o camuffare imbarazzanti strafalcioni, manchevolezze, ritardi, errori. Non vogliamo pensare che ci sia dell’altro. Per favore almeno evitateci il peggio.

Ma se un’amministrazione va a rotoli, va a rotoli anche la città. Purtroppo quello che non si comprende è proprio questo. Non possiamo amministrare la città come se fosse il cartellone pubblicitario dei cinque stelle. Le istituzioni devono vivere di un momento loro di autonomia, che è ben distante dalle dinamiche interne dei partiti. Le municipalità danno servizi, condivido opportunità, gestiscono patrimoni immobiliari dei cittadini.

Se l’amministrazione va male, va male la città.

Non comprendere questo significa non aver compreso nulla del proprio mandato.

Ma non mi rivolgo solo agli amministratori.

Anche l’opposizione ha la sua responsabilità, perché non ci si può arroccare solo sulla posizione di chi vuole a tutti i costi che le cose vadano male, per darla a pagare a chi governa.

L’opposizione ha il compito difficile di prendere le distanze da ciò che non è fatto bene, ma di aiutare a raggiungere gli obiettivi di ciò che serve alla città primariamente. Pensare di dovere bruciare tutta la casa per uccidere il ladro che c’è dentro è un’idea da pazzi che non può essere minimamente condivisa. Quando invece l’opposizione ritiene che l’amministrazione non ha più i mezzi per potere amministrare, non ha una facoltà, ma ha un dovere assoluto che consiste nel rappresentare una mozione di sfiducia.

Lo strumento istituzionale che l’opposizione deteniene è la mozione di sfiducia, che rappresenta un gesto di amore verso la città. E’ un gesto di amore perché il consigliere sigla il suo suicidio politico, mette fine alla sua esperienza, non sapendo se un domani verrà rieletto, pur di mettere fine alla disastrosa esperienza amministrativa che si intende contrastare.

Per fare questo ci vogliono uomini di spessore, uomini che sanno rinunciare al proprio interesse particolare, come quello di scaldare una poltroncina e di avere un raggio di sole di visibilità.

La mozione di sfiducia non è una strategia. Non si può e non si deve considerare la mozione di sfiducia una strategia, occorre considerarla come l’arma finale, il bottone dell’autodistruzione per liberare la città da una amministrazione che malgoverna.

In questo senso non occorre fare calcoli se e quanto sia verosimile che la stessa venga approvata, né si deve ritenere particolarmente importante la mera circostanza che sia stata presentata da uno o da un altro consigliere. La sfiducia è nelle cose o non c’è. E per comprenderlo occorre che qualcuno comunque la ponga come questione da trattare.

Di contra, chi non ama fino in fondo la sua città, chi insegue solo percorsi personali, chi vuole a tutti i costi strumentalizzare il ruolo dell’opposizione per guadagnare visibilità per coltivare le proprie ambizioni, costoro vogliono che le cose vadano per le lunghe, che i mali ed i disagi pesino fino in  fondo sui cittadini, perché, così pensano, i cittadini stessi poi si ricorderanno al momento del voto di quanto danno ha fatto questa amministrazione dei cinquestelle.

Ma si sbagliano. Perché i cittadini si ricorderanno dei cinquestelle che hanno governato male, ma si ricorderanno anche di chi gli ha consentito di farlo, di chi non ha tentato nulla per evitarlo.

Pertanto la mozione di fiducia nel rispetto delle istituzioni oggi è divenuta irrinunciabile.

Ovviamente le azioni di contrasto ovvero di rispetto delle procedure invocate ad oggi vanno tutte coltivate, perché afferiscono agli aspetti procedurali, e dunque ne risponde non solo l’amministrazione, ma soprattutto i dirigenti titolari della gestione. Ma non facciamo confusione con la mozione di sfiducia che è divenuta irrinunciabile.

 

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Tags: grillinimozioneRagusasfiducia
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