Quattro condanne e 77 assoluzioni con formula piena perché il fatto non sussiste: si è chiuso in questi termini il processo di primo grado a carico di 81 dipendenti comunali di Modica (alcuni dei quali nel frattempo andati in pensione) accusati di assenteismo dal posto di lavoro e contestuale truffa aggravata in concorso ai danni del comune di Modica, che si era costituito parte civile nel procedimento giudiziario. Il blitz a palazzo San Domenico, sede dell’ente comunale, era stato effettuato nel maggio 2010 in maniera congiunta da polizia e guardia di finanza. Quasi sette anni dopo si è quindi concluso il processo di primo grado. La sentenza è stata emessa nella tarda mattinata di sabato dal giudice monocratico del tribunale di Modica Elio Manenti.
Tre dei quattro imputati condannati, come accennato, sono nel frattempo andati in pensione: si tratta di Salvatore Giurdanella, che ha avuto inflitta la pena più pesante assieme alla moglie Vincenza Spadaro, l’unica ancora in servizio in municipio. Giurdanella e la consorte sono stati condannati a due anni e quattro mesi di reclusione ciascuno, oltre a 2 mila euro di multa ciascuno. Un anno e sette mesi di reclusione e mille 100 euro di multa sono stati inflitti a Grazia Casiraro, pure lei ora in pensione, mentre ad un anno e un mese di reclusione e 500 euro di multa è stato condannato Raimondo Sabellini, anche lui nel frattempo in quiescenza. La pena è stata sospesa solo per gli ultimi due imputati, mentre tutti e quattro sono stati altresì condannati al risarcimento danni in favore del comune di Modica (da quantificarsi in separata sede) e al pagamento delle spese processuali pari a circa 3 mila 400 euro. La pubblica accusa aveva chiesto la condanna per cinque imputati (dai due anni in su) e l’assoluzione per gli altri 76.
Nell’udienza preliminare dell’aprile 2014, gli imputati furono in origine 104. All’epoca si registrarono una condanna con il patteggiamento della pena, gli 81 rinvii a giudizio oggetto del processo ora andato a sentenza, e 22 proscioglimenti con formula piena perché il fatto non sussiste. L’unica pena applicata dal gup Andrea Reale fu a carico del modicano Angelo Di Stefano, che, tramite il suo legale e con il consenso del pm, patteggiò un anno e sei mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. Di Stefano fu a suo tempo licenziato dall’ente comunale e successivamente reintegrato in servizio dal giudice del lavoro, ma poi andò in pensione. Stando all’accusa, l’imputato avrebbe all’epoca dei fatti alterato date e orari di entrata ed uscita da palazzo San Domenico, per sé e per altri colleghi, accedendo direttamente al sistema informatico, dal momento che sarebbe stato in possesso delle necessarie password.
Tutti gli altri imputati erano accusati di essersi assentati ripetutamente dal posto di lavoro in orario d’ufficio dopo aver strisciato il badge. Il procedimento ricominciò daccapo, come deciso nel novembre 2013 dallo stesso gup Reale, il quale prese atto che tutta l’attività fu in precedenza svolta al tribunale di Modica, prima dell’accorpamento con quello di Ragusa e contestuale chiusura.
Le indagini, come accennato, scaturirono dal blitz antiassenteismo condotto in maniera congiunta da Polizia e Guardia di finanza nel maggio 2010 dopo che furono piazzate delle telecamere nascoste in municipio per monitorare i movimenti dei dipendenti comunali (foto). A fronte di 68 impiegati che sarebbero dovuti in quel momento essere presenti negli uffici comunali, stando alla rilevazione dei tabulati delle presenze, solo 43 dipendenti furono identificati e trovati sul posto di lavoro.
Alcuni di questi impiegati furono sorpresi in possesso di dieci tesserini elettronici regolarmente timbrati, appartenenti a dipendenti comunali non presenti nella sede del comune al momento del blitz. I badges furono sottoposti a sequestro. Il collegio difensivo era tra gli altri composto dagli avvocati Giuseppe Biscari, Fabio Spadaro, Robin Giannone, Salvatore Poidomani, Enrico Platania e Michele D’Urso (fonte: corriere di Ragusa).