La sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo ha dichiarato fallita l’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia (Aras) su istanza di un gruppo di lavoratori. E’ l’epilogo di una lunga stagione che ha visto la politica penalizzare un’istituzione che, per decenni, è stata il punto di riferimento di migliaia di allevatori della nostra Isola.
Curatore fallimentare è stato nominato l’avvocato Vittorio Viviani.
Dietro la chiusura di questa istituzione c’è di certo la crisi finanziaria della Regione, provocata dagli scippi al Bilancio regionale operati dal Governo nazionale in questi anni. Ma la crisi finanziaria non spiega tutto. In questa storia hanno pesato molto le scelte politiche operate prima dal Governo regionale di Raffaele Lombardo e, poi, quelle dell’attuale Governo di Rosario Crocetta. Centrale anche il ruolo – non certamente positivo – svolto dall’Aia, sigla che sta per Associazione Italiana Allevatori.
Da domani, tutti i servizi resi dai 115 dipendenti di questa organizzazione verranno interrotti. Sigilli, insomma, sia per la sede di Palermo, sia per tutte le altre sedi sparse nel territorio.
L’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia, fino a quando direttore è stato Antonio Petix, poteva disporre di oltre 300 dipendenti e operava in tutta l’Isola. Un’attività di assistenza e di controllo e, in generale, di assistenza tecnica rivolta al benessere degli animali e alla ‘tracciabilità’ dei prodotti della zootecnia.
Di fatto – questo è sotto gli occhi di tutti – sette anni di commissariamento da parte dell’Aia non sono riusciti a presentare, nonostante le richieste della politica regionale, un piano di rilancio dell’ente.
Cosa succederà, adesso, nel mondo degli allevatori della Sicilia? Danni enormi. Gli allevatori non potranno accedere ai fondi AGEA e alle risorse stanziate dall’Unione Europea per la zootecnia siciliana. Una debacle su tutta la linea (fonte: I nuovi Vespri).