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Partito Democratico, il senatore Battaglia si dimette: “Non è questo il Pd che mi piace”

by Redazione
25 Ottobre 2018
in Politica
Partito Democratico, il senatore Battaglia si dimette: “Non è questo il Pd che mi piace”
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“Vi comunico le mie dimissioni dalla carica di segretario “eletto” dell’Unione comunale del Pd di Ragusa e di ogni altra carica a qualsiasi livello ricoperta all’interno del Pd”. Così inizia la lettera aperta diffusa agli organismi di vertice del Partito Democratico dal senatore Gianni Battaglia.

 “Sono tra i componenti l’Assemblea nazionale del Pd – continua Battaglia – che non hanno condiviso la scelta, compiuta lo scorso mese, di aprire la stagione congressuale. Non ho condiviso i tempi, le procedure e le modalità scelte. Purtroppo quello che sta succedendo ogni giorno e in ogni parte d’Italia conferma che avevamo ragione. Temo che succederà di peggio prima, durante e dopo lo svolgimento dei congressi. Al Pd, per superare la fase critica in atto e tornare a svolgere il ruolo che gli compete, serviva altro e di più. Era necessario comprendere le ragioni che hanno determinato una profonda rottura con il nostro corpo sociale di riferimento. Comprendere le ragioni di tante ripetute sconfitte elettorali, le ragioni per le quali milioni di elettori ci hanno negato il consenso e migliaia di iscritti e militanti hanno abbandonato l’impegno politico attivo. Era necessario individuare un luogo, una occasione che ci consentisse, tutti insieme, di leggere e capire quello che sta succedendo nel Mondo, in Europa e nel nostro Paese.

Comprendere cosa fare concretamente, quali politiche attuare, per contrastare la nuova destra e le spinte nazionaliste e populiste.

 Era necessario riconsiderare e correggere scelte sbagliate e attuare nuove politiche in materia di lavoro, di SCUOLA E istruzione, di protezione sociale, di politiche sanitarie e welfare, di diritti civili, di politica economica, di interventi per contrastare la povertà, le diseguaglianze, il degrado sociale in molte aree del paese specie nelle periferie urbane e nel mezzogiorno d’Italia.

Era necessario mettere al sicuro il Paese lavorando, da subito e con determinazione, come ci si era impegnati a fare, per approvare una nuova e condivisa legge elettorale che coniugasse in maniera equilibrata governabilità e rappresentanza democratica, riaffermando la sovranità popolare restituendo agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti, ponendo fine definitivamente alla lunga stagione dei parlamentari nominati che hanno contribuito ad allargare la distanza tra parlamento, partiti e popolo.

Era necessario, con autentica umiltà, capire il segnale venuto dal Paese in occasione del voto   nel referendum costituzionale del 4-dicembre scorso. Riflettere seriamente sulle ragioni e sulle dimensioni della sconfitta, sulla ripartizione territoriale, per classi sociali e per fasce di popolazione di quel voto, che ha segnato il punto più alto di un dissenso politico, tra i giovani e nel sud del Paese, che va perfino oltre il pronunciamento sul merito di una pessima riforma costituzionale.

Come è a Voi noto ho sostenuto convintamente le ragioni del NO nel referendum, ho organizzato e partecipato a numerose iniziative e mi sarei aspettato, dopo il netto risultato in contrasto con l’impegno e la posizione espressa da quasi tutto il quadro dirigente provinciale del partito, da tutta la rappresentanza parlamentare regionale e nazionale e di quasi tutti i rappresentanti del Pd nelle istituzioni della nostra provincia, che si aprisse una riflessione su quel voto. Così come mi sarei aspettato che ci fosse una occasione per capire i negativi risultati elettorali nelle elezioni amministrative di Vittoria e di Scicli che hanno segnato pesanti    sconfitte per il Pd e su come affrontare le prossime scadenze elettorali sia amministrative che regionale.

Aprendo, con una negativa forzatura, la stagione congressuale, si è scelto invece la strada della rivincita personale, della mera conta per affermare non una linea politica ampiamente condivisa ma una leadership sotto cui far crescere e/o proteggere le ambizioni e i destini personali.

Si ripropongono, come è già purtroppo avvenuto in altre occasioni, congressi che si trasformeranno in semplici seggi elettorali. Un “votificio” tra l’altro senza garanzie e regole utili solo agli arrivisti, agli arroganti, ai prepotenti e che legittimerà le spudorate ed insopportabili pratiche trasformistiche che negli ultimi anni abbiamo tentato di contrastare.

Di altro avevamo bisogno!

Il Pd in questo mondo rischia di diventare una “terra di nessuno”, “una legione straniera” in cui convivono nobili esperienze e autorevoli personalità ma anche opportunisti, trasformisti ed in taluni casi perfino affaristi.

Non si può fare passare per normale e soprattutto utile, che il congresso si svolga con un tesseramento per il 2016 che non è stato aperto, anzi è stato chiuso prima di aprirlo, con iscritti che da persone vere sono diventati elenchi e con un tesseramento precedente (2015), per quanto riguarda la nostra federazione provinciale mai certificato e non certificabile e quello 2014 certificato ma contestato con quello che ciò ha significato nella  non ancora definita, per colpevole “complicità” della commissione regionale di garanzia, vicenda che riguarda il governo del partito nella città di Ragusa.

La stagione congressuale se si fosse deciso di svolgerla con tempi, procedure, regole diverse avrebbe rappresentato un occasione utile non solo al partito ma al nostro paese che sul Pd e sul centro sinistra ha riposto speranza per un autentico cambiamento. Purtroppo si è deciso diversamente e pertanto Vi comunico, altresì, che non parteciperò a nessuna delle fasi congressuali.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le Compagne e i Compagni, le Amiche e gli Amici con cui in questi anni ho avuto modo e piacere di lavorare condividendo un comune impegno scusandomi ed esprimendo il rammarico per le tante occasioni mancate”.

 

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Tags: Battagliafase congressualePdpolitica
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