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Home Politica ed Economia Politica

“Anas e Cas: una fusione a freddo”: la riflessione di Nitto Rosso

by Redazione
25 Ottobre 2018
in Politica
“Anas e Cas: una fusione a freddo”: la riflessione di Nitto Rosso
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Capita a tutti, e sempre più spesso, di vestire i panni d’importanti imprenditori, e di fare, nei propri sogni, o tra amici, operazioni di finanza di alto profilo. Allora le centinaia di milioni di euro diventano d’un tratto una manciata di spiccioli e tutto appare semplice, lineare, coerente. E’ la realtà virtuale dei social, che diventa anche la realtà virtuale della politica, un luogo dove ci si interroga sempre meno, dove non si devono fare troppe analisi di diritto, dove non ti devi porre troppe domande, ma credere, ubbidire, combattere. Salvo poi risvegliarsi innanzi ad un autorità che ti richiama al dovere di sapere, al dovere di conoscere e di operare secondo legge.

Questa è la storia del Cas che doveva essere ceduto all’Anas, perché così vuole la politica dei tavoli buoni di Roma, dei cerchietti di Palermo, e forse anche di qualche bravo imprenditore che magari con l’Anas trova qualche elemento di confronto di maggiore spessore. Ovviamente parliamo di conoscenze tecniche senza alcuna allusione. La storia dice che questo Cas non funziona, e se per caso potrebbe funzionare, forse è meglio non farlo funzionare per niente. Vi è una ragione di Stato, direbbe il nostro assessore alle infrastrutture, che è quella che poiché la Regione Sicilia ha, nei confronti dell’Anas, un debito grosso, come 500 milioni di euro circa, e non potendo assolvere a questo debito mostruoso, è meglio che gli diamo in cambio una cosa che loro vogliono, da tempo, da molto tempo, un tesoretto che potrebbe convincerli a rimettere ogni debito: diamogli il Cas.

In fondo questo è un carrozzone politico, e poi noi non possiamo permetterci tutti questi soldi per le infrastrutture. Ma forse è meglio che se le paghino loro le autostrade. Questo direbbe Pistorio, e la stessa cosa, condita con due o tre riferimenti alla mafia dei ponti e del cemento direbbe pure il nostro presidente Crocetta.

Ma a noi che non siamo bravi imprenditori, veri o virtuali, sorgono spontanee alcune domande: il Consorzio autostrade è della Regione Siciliana, oppure è un consorzio di Enti locali? E se non è tutto della Regione come fa la Regione a venderlo? E soprattutto un Ente pubblico si può vendere? O meglio ancora può fare una società di diritto privato? E l’Anas che è l’ente strumentale dello Stato, una società di diritto privato, sotto il controllo del Ministero dell’economia, che ha come unica competenza quella di manutenere e costruire strade ed autostrade, e che ha già concesso al Cas con proprio atto di convenzione, percependo un congruo canone, la gestione dei tratti di autostrada Messina Palermo e Messina Catania, e che ha altresì dato mandato al Cas, nelle vesti di stazione appaltante di realizzare il lavoro sulla Siracusa – Modica, perché vuole fare società con il Cas? E’ come se uno decidesse di farsi socio di un altro che gestisce il panificio che è già tuo. Mi fa male la testa solo a pensarlo!

Mi ricorda Totò nel film quando tenta di vendere la Fontana di Trevi al turista americano.

Ma questi comunque non sono americani e la  sanno molto lunga. L’affare del Cas è un bell’affare. Pensano di gestire una fetta di incarichi importanti, nuovi appalti, nuove direzioni lavori, nuove assunzioni senza questo stress del divieto di assunzioni che ha bloccato tutta la buona politica clientelare degli ultimi 5 anni! Ma tu chi Cas sei per dire queste cose? In effetti è vero non so un bel Cas di niente, ma ho capito che questa istituzione potrebbe funzionare meglio, se solo qualcuno si dedicasse a risolvere il problema del contratto di lavoro, per dare nuove motivazioni ai dipendenti, se fosse autorizzato il comando di unità provenienti dalle provincie e dai comuni, con chiarezza e trasparenza, e non per chiamata nominativa, per colmare i vuoti che ci sono in organico, se gli incarichi professionali fossero scelti con un meccanismo automatico tra una long list di soggetti accreditati, se il direttore generale fosse leggermente ridimensionato degli ampi poteri di gestione che ha, e se la sua attività fosse ricondotta nell’alveo di una attività concertata e democraticamente deliberata in direzione, perché quattro occhi sono sempre meglio di due, se venissero celebrati i controlli di rito su tutte le gare, e se fosse fatta una statistica tra aggiudicatari ed invitati alle gare, se le transazioni sulle riserve fatte dalle ditte fossero vietati dalla legge, e rimessi ad una autorità terza, composto da persone sorteggiate, se, insomma, per dirla in modo semplicistico, riuscissimo a dare un taglio netto con il passato e pensassimo al futuro delle istituzioni, sforzandoci di immaginare che queste possono funzionare, se questa è la vera volontà degli uomini e delle donne impegnati nella pubblica amministrazione, se tutto questo, che può sembrare assurdo, ma che assurdo non è, si verificasse,.. bè penso che riusciremmo a dare alla Sicilia ed ai Siciliani le risposte che aspettano da tanto tempo.

Tags: AnasCasfreddofusione

Redazione

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