Il presidente del Cas (Consorzio autostrade siciliane) Rosario Faraci in una nota si dice ”profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria su fatti risalenti al 2012 e 2013 e manifesta, anche a nome della amministrazione e della direzione generale, la totale fiducia nell’operato della Magistratura”.
“Il Cas procederà – aggiunge Faraci – secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal magistrato”.
Ma che cosa è accaduto? Sono stati sospesi sei, e non dodici come si era appreso in un primo momento, funzionari del Consorzio per la autostrade siciliane, indagati nell’ambito di un’operazione della Direzione investigativa antimafia di Messina e del Centro operativo Dia di Catania.
Sono Antonio Lanteri, di 64 anni, Stefano Magnisi, di 64, Angelo Puccia, di 57, Gaspare Sceusa, di 62 anni, Alfonso Schepisi, di 65, e Anna Sidoti, di 45. La Dia ha eseguito un sequestro beni per un milione di euro complessivo di beni nei loro confronti e di altri sei indagati: Carmelo Cigno, di 69 anni, Letterio Frisone, di 64 anni, Carmelo Indaimo, di 71, Antonino Spitaleri, di 68, Antonino Liddino, di 69, Corrado Magro, di 70.
In particolare vengono contestati la concessione e il pagamento ai 57 dipendenti del Cas, con quote diverse, di incentivi ottenuti per del lavoro che, secondo l’accusa, sarebbe stato svolto nell’orario d’ufficio e per compiti previsti dalla mansione svolta per conto del Consorzio per le autostrade siciliane. I fatti, come ribadito dal presidente Faraci, risalgono agli anni tra il 2012 e il 2013.