Il vicepresidente, Angelo Paternò, il direttore sportivo, Massimiliano Vitale, e il segretario, Rosario Massari, dell’Asd Città di Ragusa hanno rassegnato le dimissioni dai rispettivi incarichi. Una decisione sofferta ma per certi versi inevitabile. Frutto di un’attenta valutazione, maturata in questi ultimi giorni, rispetto a quanto accaduto nella scorsa stagione e che, di fatto, ha spinto i suddetti dirigenti a concretizzare il percorso in questione avendo perduto l’entusiasmo iniziale. “Sono davvero troppi gli episodi – sottolineano i tre dirigenti – che hanno condizionato, in negativo, la stagione. E non parliamo di episodi sportivi che, naturalmente, possono starci. Ma, ora che a mente fredda abbiamo avuto la possibilità di riflettere su determinati fatti, non si può non pensare che non ci sia stata una mano nascosta a cercare di penalizzarci più di quanto fosse lecito. E tutto ciò alla fine si è tradotto nel mancato raggiungimento dell’obiettivo prefissato ad inizio stagione. Non ci piangiamo addosso, per carità, né intendiamo fare dietrologia a buon mercato. A quello pensano i complottisti. Ma qualcosa, durante la scorsa stagione, non è andato per il verso giusto. E parliamo di un accanimento che l’Asd Città di Ragusa non avrebbe meritato assolutamente. Ecco perché, al di là delle decisioni che saranno prese dal presidente Giovanni Vitale e dai suoi più stretti collaboratori, noi abbiamo pensato di passare la mano, convinti come siamo che non è possibile fare sport in questo modo senza che, tra l’altro, la città, a parte i centocinquanta tifosi che ci hanno seguito dall’inizio dell’annata agonistica, e che non finiremo mai di ringraziare per il loro sostegno, si accorga di quello che sta accadendo”. Gli episodi su cui i tre dirigenti non possono fare a meno di puntare il dito pensando a qualche meccanismo attivatosi per penalizzare il Città di Ragusa sono quelli noti a tutti. La partita con l’Atletico Catania che, pareggiata sul campo, si è tramutata nell’obbligo di una ripetizione dopo che l’arbitro, caso più unico che raro, vedendo le immagini tv in serata, ha ammesso di avere commesso un errore tecnico, fornendo l’alibi al comitato regionale per procedere nel modo in cui tutti sanno. A questo si aggiunga la ripetizione del match in questione: è stato “ordinato” alla società iblea di disputarlo allo stadio “Aldo Campo” di contrada Selvaggio perché la Questura di Ragusa riceveva la comunicazione sulla ventilata presenza di circa centocinquanta tifosi ospiti che avrebbero reso difficilmente gestibile lo stadietto ex Enal di via Archimede. In realtà di tifosi ne arrivarono appena una quindicina e non si comprende chi abbia responsabilità di tutto cio. Non si comprende perché la Questura si sia lasciata, consentiteci il termine, “abbindolare” da comunicazioni provenienti da fonti esterne né perché il Comune di Ragusa non abbia scelto di tutelare la società azzurra insistendo perché il match si tenesse nel suo luogo naturale. Ancora una volta, la disponibilità e, certe volte, la dabbenaggine, in senso positivo, dei ragusani consentono a chi vuole mischiare le carte di venire a dettare legge a casa nostra. A questi già esplicativi episodi basta aggiungerne un altro, quello che spinge la Lega a fare giocare al Città di Ragusa una gara la domenica mattina (come nei tornei giovanili) a San Pietro di Clarenza dopo che, questa la scusa ufficiale addotta, ad Adrano non era stato possibile reperire il custode del campo. “Tutte queste situazioni – continuano Paternò, Vitale e Massari – combinate con determinati comportamenti che si sono spinti al limite della sospettabilità, ci hanno fatto perdere ogni stilla di entusiasmo. E dire che ne avevamo a camionate. Ma se giovani dirigenti sono dissuasi dal continuare, significa che il calcio, a certi livelli, non fa per noi. Vuol dire che faremo altro. Ci dispiace per tutti i meravigliosi compagni di viaggio che abbiamo trovato in occasione di questa avventura, ci dispiace soprattutto per il presidente Vitale che, da grande uomo di sport, vuole continuare a mantenere dritta la barra di tale imbarcazione. Gli auguriamo tutte le fortune che merita perché è un uomo che crede nello sport e che continua a farlo con l’unico obiettivo di rendere la Ragusa calcistica grande di nuovo. Speriamo che altre persone possano condividere, assieme a lui, questo cammino”.