E’ deceduto Matteo Occhipinti, è il piccolo di tre anni al centro di una dolorosa querelle giudiziaria. Dal 16 agosto 2014, come racconta il giornalista Giuseppe La Lota, non ha più dormito in una culla di casa sua, essendo stato costretto ad occupare una stanzetta dell’ospedale Maria Paternò Arezzo (nella foto) di Ragusa Ibla, dove è ricoverato dal giorno della nascita. A raccontare il dramma sono i genitori di Matteo, il papà Corrado e la mamma Rosalba Asta Rocca. Sono due docenti: lei insegna all’Istituto professionale di Vittoria, lui insegnante di Matematica di ruolo a Torino. A livello cerebrale il piccolo Matteo ha avuto una vita vegetativa al 100 per cento. Secondo la perizia medico-legale di 200 pagine effettuata da professori dell’Università di Palermo, su richiesta dell’avvocato Santino Garufi che ha presentato nel maggio 2015 un atto di citazione presso il Tribunale di Ragusa, il bimbo, che ha compiuto tre anni il 16 agosto scorso, è stato affetto da grave encefalopatia ipossico-ischemica perinatale post asfittica che lo pone ad alto rischio di exitus o di sopravvivenza in condizioni di estrema gravità. Infatti è deceduto proprio in queste ultime ore. Sott’accusa è stato messo il reparto di Ginecologia del Paternò Arezzo di Ibla e il medico che si trovò di turno quel giorno. L’accusa ha sostenuto che il ginecologo ha indugiato troppo nella speranza del parto vaginale prima di effettuare il taglio cesareo, sicché da provocare nel neonato «apnea e spiccata bradicardia con ipotonia e pallore» subito sottoposto a «rianimazione cardiopolmonare con ventilazione associata a compressioni toraciche». Per la giovane coppia di genitori, un dramma. Diventato ancora più acuto con la scomparsa del piccolo.