A seguito della manifestazione “Panorama d’Italia” che si è svolta a Ragusa dal 22 al 24 novembre e della conferma della nomina di Vittorio Sgarbi come Assessore alla Cultura, Giornale Ibleo intervista Giorgio Massari.
– Nella quarta edizione di Panorama d’ Italia che si è svolta a Ragusa, la lezione di Vittorio Sgarbi sui tesori nascosti di Ragusa ha avuto un ampio eco mediatico.
Il neo assessore regionale alla cultura ha, fra le altre cose, affermato che se fosse sindaco di Ragusa, farebbe conoscere la bellezza della città in tutto il mondo. Una critica alla politica locale o una spinta ad una maggiore consapevolezza che la comunità ragusana è seduta su un tesoro?
“Spero che Sgarbi nel ruolo di Assessore alla Cultura del nuovo Governo regionale non dimentichi quanto detto nella sua conferenza a Ragusa e sostenga concretamente la nostra città curandone ed esaltandone la propria bellezza rifinanziando ad esempio adeguatamente la legge su Ibla, che del tesoro ragusano rappresenta sicuramente un gioiello prezioso.
Mi piace sottolineare che far conoscere all’Italia e al mondo la ricchezza di Ragusa come città dotata di un’elevatissima quantità/valore dei beni culturali (numero dei musei, monumenti, aree archeologiche, presenza e valore dei siti Unesco) e di un singolare valore/qualità dei beni naturali (presenza di aree naturali protette, la presenza di spiagge con mare pulito, la posizione sulla costa del mare, il clima estivo gradevole e delle risorse della conoscenza scientifica presenti nel territorio) è l’obiettivo che tantissime associazioni culturali ragusane si sono proposte di perseguire in modo concreto da diversi anni. In questo Sgarbi non ci dice nulla di inedito”.
– Penso faccia riferimento alla partecipazione al bando “Capitale italiana della cultura 2020”, a cui Ragusa sta partecipando in concorrenza con altre 46 città Italiane, e che in questi giorni dovrebbe emettere i primi verdetti.
“Esattamente. La consapevolezza, che Ragusa non esprima la bellezza di una contadinotta del sud come la definì un noto urbanista, ma piuttosto la straordinaria bellezza di una dama barocca come la descriveva Bufalino, mi ha spinto ad essere promotore del percorso “Verso Ragusa capitale italiana della cultura“, iniziato nel maggio del 2016 con un convegno su “Cultura e sviluppo del Sud” al quale parteciparono tra gli altri, l’ex sindaco di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, e l’Assessore alla cultura di Pistoia odierna Capitale Italiana della Cultura 2017.
Ad esso seguì la convocazione degli “Stati Generali” dell’associazionismo culturale ragusano, aperta a tutti i cittadini e a tutti gli stakeholders ragusani per una riflessione comunitaria su sviluppo e cultura, finalizzata ad elaborare un nuovo modello di sviluppo per la città.
Hanno aderito circa 60 associazioni e 250 singoli cittadini. Sono stati creati undici gruppi di lavoro per altrettanti ambiti di intervento. Ogni gruppo, dal 2016 a oggi, si è riunito diverse volte ed ha elaborato dei report che costituiscono la struttura portante del dossier con cui Ragusa sta concorrendo al bando “Capitale italiana della cultura 2020”.
– Ma non le sembra pretenzioso concorrere al bando “Capitale Italiana della Cultura 2020” alla luce delle classifiche sulla qualità della vita elaborate da “Il Sole 24 ore” e “ Italia oggi” che vedono Ragusa agli ultimi posti tra le province italiane?
“Non citi la ricerca di “I City rate 2017” che è ancora più impietosa! Mentre quelle de “Il Sole 24 Ore” e “Italia oggi” fanno riferimento all’intera provincia, “I City rate 2017” promossa da FPA, studia esclusivamente i 106 comuni capoluogo e pone Ragusa in posizioni ancora peggiori per quanto riguarda cultura e turismo, istruzione, verde urbano, occupazione, crescita economica, lotta alla povertà.
Coinvolgere tanti amici e tantissime associazioni della società civile al bando “Capitale italiana della cultura 2020” per me ha avuto almeno tre obiettivi: il primo è stato quello di affermare che a fronte di un non mai esisto “modello Ragusa” è necessario elaborare oggi un schema di sviluppo economico che permetta alla città di Ragusa di uscire dal declino economico causa oggi di impoverimento, disoccupazione e fuga all’estero dei nostri giovani. Questo modello di sviluppo per essere reale e sostenibile deve essere orientato dalla cultura.
Il secondo obiettivo è quello di utilizzare il bando come opportunità per far crescere la consapevolezza che siamo seduti su un tesoro culturale unico e che è arrivato il momento di trasformare i punti di debolezza in punti di forza.
Il terzo motivo è la necessità di uscire dall’effimero e dall’estemporaneità dell’offerta culturale ragusana ed elaborare un piano strategico generale di valorizzazione del nostro patrimonio naturalistico, artistico ed architettonico.
Il dossier che è stato prodotto può rappresentare un vero programma per valorizzare le nostre risorse culturali, offrendo all’Italia e al mondo la possibilità di incontrare l’identità di una periferia del Sud che tra storia e modernità, permetta ad ogni uomo di coltivare la propria umanità, riscoprendone aspetti dimenticati e altri del tutto inediti.
Riprendendo Sgarbi, se fossi sindaco utilizzerei il dossier come programma politico amministrativo in ambito culturale per la Ragusa del futuro, cioè per la Ragusa Prossima”.