Nell’attesa di prendere atto della ufficialitA? della candidatura di Antonio Tringali, per il Movimento 5 Stelle, Giornale ibleo ha tentato di effettuare un sondaggio di opinione sui candidati a sindaco di Ragusa.
Ma debbo subito anticipare che il mestiere non può essere rubato. Ci siamo ritrovati con una serie di risultati difficili da leggere e di risposte che ritengo poco credibili.
In particolare un elettore su due si diceva schifato da questo quadro, rappresentato dalla quantità esorbitante di candidati in lista solo per procacciare una manciata di consensi ai loro candidati sindaci, e, nel medesimo contesto, si dice convinto di votare per i 5 Stelle, non tanto per la bontA? della loro azione amministrativa, quanto piuttosto perché rappresentano, ancora, nell’immaginario collettivo, l’idea di antipolitica, di rivoluzione contro le caste della politica, disposte a qualunque azione pur di accaparrarsi il consenso necessario per raggiungere l’obiettivo.
Siamo i primi a sottolineare che il nostro, più che un sondaggio, dal valore scientifico, può accreditarsi meglio come indagine, ovvero analisi. Questo lo preciso, a scanso di equivoci, perché non vogliamo tarpare le ali a nessuno, ma vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione dopo avere ascoltato un numero di elettori che possiamo definire consistente, circa 240.
A bocce ferme, e senza neppure avere il nome ufficiale del candidato del Movimento 5 Stelle, risulterebbe eletto, a primo turno, il candidato sindaco da questo indicato.
Questo successo, imprevedibile, sarebbe fondato sulla risposta che l’elettorato vorrebbe dare alla strategia della moltitudine di liste.
Vi prego di prendere con beneficio di inventario questi dati, ma a me A? parso che la gente nutre antipatia rispetto a questa strategia, ed espressamente nei confronti della competizione politica intesa come corsa per il raggiungimento del potere a qualunque costo, anche, e soprattutto, candidando una marea di persone che, sinceramente, non appaiono molto interessati, o strutturati, ad amministrare la città, quanto, piuttosto, a fermare, ad arrestare, a drenare il voto di opinione per ingabbiarlo in un voto militare, organizzato e strutturato.
Questi candidati sono visti dalla gente come persone disposte a passare sul cadavere di amici e di parenti, a sacrificare tutto e tutti, pur di raggiungere l’obiettivo ovvero di accaparrarsi una manciata di voti in più che può valere il ballottaggio.
Parrebbe che, nella difficoltA? di raggiungere il voto di opinione, la strategia delle molte liste mira proprio a bloccare l’elettorato, ad ingessare il consenso delle famiglie.
A conti fatti, le liste annunciate dovrebbero essere 25 per 24 candidati cadauna, e dunque, complessivamente, raggiungeremo il numero record dei 600 candidati. Ogni candidato viaggia pertanto sulla media di 70 voti. Conseguentemente nelle famiglie più numerose, ovvero più lunghe come si dice in gergo, ci sono oltre due candidati a famiglia.
Tutto questo non A? un caso, ma è stato adeguatamente organizzato da chi riteneva, secondo me improvvidamente, di acquisire maggiori fasce di consenso.
Accade, invece, che questa strategia, in questi giorni, viene rintuzzata, respinta dalla gente, che ha compreso il valore strumentale di queste false candidature, ha compreso che molte liste non prenderanno neppure il 5 %, soglia di sbarramento, e reagisce come ha fatto negli ultimi anni, ovvero con un senso di forte antipatia nei confronti del sistema, preferendo alla politica, l’antipolitica rappresentata dal Movimento 5 Stelle.
Una pletora di candidati a Sindaco, riciclati da altre esperienze politiche, incautamente lasciati liberi di coltivare un falso consenso derivante da una folla di candidati inesperti, e privi di qualunque senso istituzionale, sta producendo, come risultato unico della loro esperienza politica, l’accrescimento del consenso delle fasce di antipolitica, rappresentate, ad oggi, dal Movimento 5 Stelle.
Mi sforzo di precisare “ad oggi”, perché la candidatura di alcuni esponenti della società civile, ad oggi, rimasti estranei, potrebbe rappresentare una novità in questo scenario.
A? stucchevole che i partiti tradizionali, almeno quelli che sono rimasti in campo, non riescono a produrre alcun risultato utile, e si sforzano di assecondare tutti, nel tentativo di non perdere pezzi.
Ho letto con estremo interesse la tesi del nostro redattore Cesare Pluchino, sulla politica dei tre forni di Forza Italia, e condivido certamente. Ma vorrei andare oltre.
Vedo in tutto questo, veramente, la scomparsa definitiva dei partiti, delle organizzazioni tradizionali.
La nostra Costituzione ha identificato nel partito politico, un elemento istituzionale di sintesi delle esigenze collettive, un collettore di interessi, un moderatore politico. Assistiamo invece a partiti lottizzati a condominio, rincorrere singoli potentati pur di non perdere consenso, che si muovono sulle gambe di avventurieri in cerca di notorietA?, che millantano conoscenze e poteri che invece si sono diradati come le nebbie al mattino.
SarA? un sondaggio parziale, molto parziale, ma rebus sic stantibus, mi pare che non ci lasciano nessuna scelta!!