Innegabile che l’appuntamento era di quelli attesi nel particolare momento della campagna elettorale.
Un confronto fra i candidati è sempre interessante, ancora di più se si deve parlare di cultura in una città dove cultura e beni culturali sono, e lo potrebbero essere ancora di più, protagonisti.
I promotori dell’iniziativa sono stati gli uomini di cultura della Manifesto della Bellezza, recente iniziativa finalizzata alla tutela e alla valorizzazione del concetto di ‘Bellezza’ e alla promozione di un modello di sviluppo incentrato su di essa, e hanno trovato l’autorevole sostegno del Preside della Facoltà di Lingue, che, fra l’altro, ha ospitato il confronto in un dei luoghi simbolo della cultura locale, l’auditorium della Chiesa di Santa Teresa, annesso all’omonimo convento, sede della Facoltà.
Peccato che l’incontro è stato assai deludente, sotto l’aspetto prettamente culturale, perché di cultura si è parlato troppo poco, le domande predisposte per i candidati erano poco penetranti e, addirittura, fuori tema, si è dato spazio alla solita propaganda senza che, dalla serata, sia venuta fuori una sola proposta importante degna di tale nome.
A tratti, sembrava di essere nell’aula del Consiglio Comunale, durante una seduta del civico consesso, e la cosa ha provocato la prima riflessione.
Mancava il candidato Tringali, del Movimento 5 Stelle, Presidente del Consiglio Comunale, perché impegnato, a Roma, in un incontro politico con i vertici del Movimento, mancava Peppe Calabrese, candidato del PD, a confrontarsi erano quattro esponenti delle opposizioni consiliari, Tumino, Ialacqua, Massari e Migliore che non hanno mancato di replicare, ognuno con il proprio stile, secondo quanto visto in cinque anni di vita consiliare.
L’unica eccezione era costituita dal candidato Cassì, inevitabilmente destinato a rivestire il ruolo di rosa bianca in un fascio di rose rosse, per la sua totale estraneità alla politica e alla vita amministrativa del Comune.
Dopo discutibili introduzioni, addirittura, per parlare di cultura, si è ricorso al contributo di Catena Fiorello, è stato deludente già l’incipit dell’appuntamento che ha visto il Preside della Facoltà, in qualità di ospite, aprire il ventaglio delle domande con due interrogativi: cosa vorrebbero fare i candidati per la qualità della vita degli studenti universitari a Ibla, per farne un luogo a misura di studente, e dove i candidati vorrebbero accompagnare, e come, il progetto università.
Tutti i candidati, evidentemente frastornati dal susseguirsi di iniziative elettorali che non hanno soluzioni di continuità, hanno fornito risposte vaghe, come è nello stile di questa campagna: Tumino ha parlato di necessità degli strumenti urbanistici per offrire agli studenti standard abitativi moderni, Cassì è stato il più concreto con proposte, all’insegna della concertazione e del confronto, per convenzioni e facilitazioni che possano favorire la qualità di vita dello studente.
Ialacqua si è appellato all’ultima parte del manifesto della bellezza, per perseguire politiche di tutela e valorizzazione della bellezza al di sopra di logiche individualistiche, corporativistiche, clientelari, di partito e di spartizione del potere politico, nell’ottica di una netta inversione di tendenza nel fare politica.
Massari ha ribadito la necessità di avere un progetto di città e di valorizzare la presenza universitaria per accrescere il ruolo della città come porta al centro del Mediterraneo, ruolo che può determinare la Ragusa del futuro, ricorrendo anche ai fondi europei, per fornire Ragusa di quel contesto culturale utile per gli ospiti studenti.
Sonia Migliore ha puntato sull’esigenza di investire in cultura, e di valorizzare, sempre più, il patrimonio culturale, ricordando che Università e Legge su Ibla hanno determinato, in passato, il salto di qualità per i nostri centri storici. Nessuno ha parlato del futuro della università a Ragusa, considerandone solo la presenza come indispensabile.
Gli organizzatori del Manifesto della Bellezza hanno posto la terza domanda, che atteneva alla cultura e ai beni culturali come fonte di sviluppo economico e chiedeva ai candidati di mostrare il livello di condivisone dell’assunto.
Peppe Cassì si è detto d’accordo, confermando che per ogni euro investito in cultura se ne ricavano 5. Le priorità sono quelle di rendere i luoghi appetibili, di valorizzarli al massimo, di incentivare le attività culturali e ha citato il Castello di Donnafugata come cattivo esempio di attenta gestione del bene turistico-cultutrale.
Massari si è detto convinto che la cultura è motivo di sviluppo, asserendo che il settore rappresenta porzioni importanti del PIL, servono servizi di formazione e informazione che producono effetti benefici anche sul turismo, sottoprodotto della cultura.
Ialacqua sente l’esigenza di un progetto culturale i cui effetti sono, però, a lunghissimo termine.
Sonia Migliore vuole puntare sul teatro e su un circuito di siti culturali, essenziali per un buon progetto di cultura.
Cultura come motore di sviluppo, tesi condivisa da Tumino che si è appellato alla conoscenza della macchina ammnistrativa per ottimizzare le misure necessarie alla impostazione di politiche adatte.
Quarta domanda decisamente fuori tema, sull’utilizzo della tassa di soggiorno che è regolato da appositi regolamenti e dovrebbe servire per ottimizzare i servizi ai turisti, non certo per fare cultura, salvo abbracciare l’idea di spendere i proventi per organizzare manifestazioni che, però, di solito, sono riservate alla gente del posto.
Impensabile, nel contesto, che un candidato possa eccepire sulla domanda che poco a che a fare con la cultura, così tutti si sono buttati a disquisire sulla tassa di soggiorno, solo Massari ha fatto notare quali sono le destinazioni delle risorse, Ialacqua ha contestato l’utilizzo che si è fatto, finora, dei fondi a disposizione, anche la Migliore ha promesso una rivoluzione sul piano di utilizzo della tassa, Tumino si è lamentato di piani di utilizzo decisi a colpi di maggioranza, dimenticando che, proprio in tema di tassa di soggiorno, i grillini hanno stabilito la ripartizione delle somme a seguito di sue particolari indicazioni, elargite anche sotto dettatura.
Teatrale il suo passaggio sulle somme elargite ‘agli amici degli amici’.
Cassì si è fermamente mostrato a favore di scelte che devono essere improntate alla più assoluta managerialità, senza clientelismi e senza favoritismi.
Infine l’intervento finale dei partecipanti al confronto, che si è tradotto in un appello elettorale di basso profilo, spiccatamente propagandistico, con riferimenti all’operato ultimo dei 5 stelle ma non a quello delle precedenti amministrazioni che tanto danno hanno fatto nei confronti della cultura e dei beni culturali, ad iniziare dal disallineamento dei fondi residui della Legge su Ibla che, vincolati per i beni culturali del centro storico, sono stati utilizzati per tutt’altre destinazioni.
I partecipanti al confronto si sono adeguati alle domande, non hanno nessuna colpa di un confronto inutile che, soprattutto, non ha offerto spunti per meglio delineare le politiche dei singoli candidati.
Non si è parlato di progetti culturali, non si è parlato delle somme che si vorrebbero destinare al settore, non una parola sulla tutela e sulla valorizzazione dei beni culturali, non una parola sulla necessità di sfruttare adeguatamente il riconoscimento UNESCO, nessun cenno alla cultura e ai beni culturali come leva per aumentare le presenze turistiche e per limitare il turismo mordi e fuggi, da tutti ritenuto solo improduttivo, a favore di una rete di iniziative che privilegi le permeanze, anche solo per il fine settimana.
Nessun cenno alle potenzialità dell’aeroporto, per il quale la città è l’unica della provincia a tirare fuori soldini.
In definitiva, poca cultura e molta propaganda.
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