E’ anche l’arte di distinguersi. Il consigliere del Partito Democratico, Mario D’Asta si occupa di palazzo Cosentini, a Ragusa Ibla, per le segnalazioni avute in relazione circa la necessità di interventi di manutenzione non meglio specificati, per i quali sollecita la convocazione della Commissione Assetto del Territorio in loco per la verifica delle condizioni dell’immobile.
D’Asta persevera nell’insistente richiesta di convocazione della Commissione che, a termini di regolamento, non può richiedere da solo e per dei sopralluoghi che non sono strettamente attinenti alle funzioni degli organi consultivi e potrebbero essere demandati, appunto per la segnalazione, ai tecnici del Comune.
Ciononostante, il comunicato del consigliere assume una sua particolarità per il contenuto che si rivela una breve lezione di storia dell’arte sul palazzo.
“Ci sono una storia e una bellezza monumentale che non si possono sottacere. Anzi, sono sotto gli occhi di tutti. Al di là di questo, però, sembra che le condizioni attuali non ci facciano essere all’altezza della sfida culturale, patrimoniale e turistica della città. Ed ecco perché chiedo di verificare con attenzione lo stato di salute di palazzo Cosentini.
D’Asta, poi, continua con qualche cenno storico del palazzo, proprio per esaltarne le peculiarità e la valenza architettonica, riprendendo le notizie dal sito istituzionale del Comune:
“L’edificazione del palazzo risalga al terzo quarto del XVIII secolo per iniziativa del barone Raffaele Cosentini e del figlio Giuseppe e, probabilmente, si concluse nel 1779.
A quest’anno fa riferimento, infatti, un documento sull’acquisto delle tegole per il tetto.
Il palazzo si trova alla confluenza di due importantissime vie di comunicazione della città antica, la Salita Commendatore con la scalinata che metteva in comunicazione il quartiere inferiore con quello superiore, e la strada di S. Rocco, che passando davanti alla chiesa omonima, attraversava la vallata di S. Leonardo e si collegava alle “trazzere” che conducevano a Comiso e Chiaramonte.
Per questo motivo ai due cantonali si trovavano, come ci dice una descrizione dei primi anni del secolo XX, le statue dei protettori dei viandanti: S. Francesco di Paola, ancora esistente, dal lato della scalinata, e San Cristoforo o S. Rocco, dall’altro lato”.
D’Asta prosegue ancora mettendo in rilievo che “il prospetto laterale è delineato da due alte paraste ed ha un solo balcone con cinque mensole popolate di figure tra le più originali della città, “i mascaruna i l’Archi”, che hanno da sempre colpito la fantasia popolare.
Si tratta di cinque mascheroni grotteschi che tengono in bocca animali simbolici come la serpe e lo scorpione sovrastati da figure allegoriche dell’abbondanza: donne con grandi mammelle e uomini che reggono cornucopie colme di frutti, alludendo alla ricchezza, vera o solo esibita, dei proprietari”.