Peppe Scifo è stato rieletto segretario generale della CGIL di Ragusa. L’elezione alla fine del congresso tenutosi in una due giorni ricca di dibattito e di temi che chiamano il più forte sindacato della provincia a nuove e più impegnative responsabilità.
Il riconfermato segretario generale è stato votato dalla nuova assemblea (il parlamentino della CGIL di Ragusa) composta da settantanove componenti di cui sessantasei membri il direttivo e tredici quelli dell’assemblea generale.
Presentati due ordini del giorno: sulla contrattazione dei lavori in appalto e sull’immigrazione.
La giornata finale del congresso provinciale della CGIL ha registrato un nutrito e ricco dibattito. Venticinque interventi che hanno toccato le grandi questioni che rimangono aperte nell’ampio scenario dello sviluppo del territorio provinciale: infrastrutture, sanità, servizi, percorsi formativi, pubblica amministrazione, rapporti con gli enti, condizionamento dell’economia dalla mafia, problematiche sui migranti, trasporti, riconoscimento dei diritti e rafforzamento delle tutele in tutte le attività della produzione.
Saverio Piccione, segretario regionale della CGIL, ha puntato le attenzioni su un sistema in voga, quello del superamento della democrazia rappresentativa di questo governo a favore di una democrazia 4.0; questo per la CGIL non va bene. Deludente poi il giudizio nei confronti del governo regionale. La pubblica opinione valuta quello di Musumeci un esecutivo come quello di tutti gli altri in quanto il confronto con le parti sociali è irrilevante e senza significati. Ma c’è, secondo Piccione una risposta a tutto questo e si chiama mobilitazione.
Una mobilitazione che parte dal basso, dai territori ed è l’unica via che pone al centro la questione del lavoro che non c’è. C’è poi un altro tema che non è marginale. Quello dei rapporti tra Stato e Regione Sicilia laddove una classe dirigente non riesce ad imporsi in tema di finanziamenti malgrado la Sicilia, come il resto del Paese versa alle casse dello stato risorse con le tasse che vengono imposte.
Ma non è neanche normale che tutte le entrate servano a coprire i costi delle spese correnti e molto poco per gli investimenti. La fortuna, secondo Piccione, che la CGIL di Ragusa è un sindacato forte che ha consapevolezza di esserlo con una classe dirigente adeguata ad accettare la sfida dei tempi.
Vincenzo Colla, uno dei candidati a succedere a Susanna Camusso al XVIII congresso nazionale della CGIL che si terrà a Bari dal 22 al 25 gennaio 2019, ribadisce che la CGIL è un sindacato che continua a rinnovarsi attraverso un dibattito democratico e aperto che parte dal basso. Nessuno oggi compie questa operazione.
Colla ha affrontato, come non poteva diversamente, le questioni che riguardano la migrazione e il processo d’integrazione, il lavoro e lo sviluppo, la dignità e il sistema della tutela dei diritti.
La CGIL si pone, con il congresso, il problema dell’uguaglianza (parola chiave della sinistra sociale) che è un modo democratico di stare nella società. C’è oggi un vuoto di sinistra che non bilancia la democrazia rispetto all’ideologia di una destra nuova con nuovi obiettivi: liberismo e protezionismo. La gente ha paura ed è nel caos. A questo punto la sfida è quella di democratizzare la globalizzazione. Questa Europa rimane il perimetro più democratico oggi che c’è in quanto ha garantito per settanta anni la pace. Il punto di democrazia è quella di non concretizzare un’equa distribuzione della ricchezza. Prima c’erano il welfare, la scuola, la previdenza che garantiva la coesione sociale; oggi non è più così. Questo è la fine della democrazia ovvero la polarizzazione tra i ricchi, pochi, e i poveri, i più. In questo scenario salta il sistema ed è la consapevolezza di non potere stare più dentro questa logica.
Il sindacato ha due teste: uno che pensa alla tradizione e l’altra che legge le innovazioni e la modernità. E’ qui la chiave di tutto per gare risposte ai lavoratori. Sulla migrazione il modello di sviluppo non consente l’immigrazione; non è più l’esodo dal sud al nord. La disperazione crea una bolla, dove tutto è consentito che provocherà uno scontro sociale senza fine.
Bisogna riportare la contrattazione al centro del dibattito altrimenti la gente guarda più l’urna rispetto al sindacato.
Ci sono cinque mila miliardi di risparmio in Italia che non sono investiti, ma sono rendita e poi c’è l’evasione fiscale con questo sistema sarà difficile uscire dalla crisi.
L’innovazione poi va governata a favore della gente e non bisogna averne paura. C’è poi un problema demografico dal 2011 al 2016 sono 800 mila unità che sono andata via dalla Sicilia. Oggi è necessario dunque fare l’integrazione dove ci sono modelli utili a realizzarla. La cesura delle disintermediazioni con il sindacato è un errore enorme che è stato fatto non solo da questo governo ma anche dal precedente. Tutto questo non è possibile perché vengono meno le tutele dei più deboli e con questo il sistema Paese. Oggi c’è il decreto dignità che sinora non ha dato risultati, la quota cento e il reddito di cittadinanza. Il paese non regge l’assistenza. I giovani hanno bisogno d’investimenti. Necessario allora è stare uniti, tenersi coesi rispetto alle politiche di questo governo e sapere dove va a prendere i soldi.
La CGIL non ci sta alla discussione che valuta in un modo l’indiano che lavora all’ILVA e va respinto quello che si trova sulla nave Diciotti. C’è poi il bisogno di far rinascere la scuola e la formazione rispetto al fatto che lo Stato opera solo tagli.