Giovedì alla Camera di Commercio, prosegue il tentativo di Giorgio Massari di dare vita ad una rete civica di respiro provinciale, regionale,..
Città Italia, così si chiama, celebra un evento aggregativo di Sindaci, amministratori, consiglieri comunali, dirigenti, tecnici e politici a vario rango della nostra provincia interessati a far gruppo insieme. Apparentemente quest’area sembra occupata da persone che, pur avendo una storia di impegno caratterizzato da una ispirazione politica di centro sinistra, hanno rotto, ovvero che non hanno inteso far parte del Partito Democratico.
Ma v’è di più. Di fatto questi soggetti stanno esplorando un percorso nuovo, che mira ad occupare spazi lasciati vuoti ed un’offerta politica carente nel nostro panorama politico.
Oggi l’offerta politica preponderante è quella dei populisti che si dividono in due grandi tronconi: il populismo qualificato dei sovranisti, e della destra in generale nelle sue principali declinazioni, ed il populismo dei 5 stelle, che considero categoria autonoma, e che in questa sede non mi posso soffermare a specificare nella sua qualificazione.
Altra offerta politica è quella del Partito democratico che organizza un’azione politica tendente a coprire ambiti moderati informati alle politiche progressiste europeiste, con una vocazione economica fondata sul liberismo corretto o mediato. L’offerta politica del centro sinista però non si estingue nel PD, ma va condivisa con un associazionismo scomposto, a volte in contrapposizione con se stesso, e con gli altri, che valorizza un’offerta politica monotematica, e dunque priva delle caratteristiche di generalità e complessità, chiavi di accesso rispetto alla società moderna.
Risulta invece assolutamente assente l’offerta politica del Centro. Il centro della politica non esiste più. E’ rimasta Forza Italia, vedova anziana di un centro destra liberale di stampo europeista, che di fatto non esiste più, assorbito dal qualunquismo e dal populismo di Salvini, e dalla retorica “squadrista” della Meloni, incapace di attrarre il ceto medio, e le classi imprenditoriali che formano il sistema Italia.
La crisi della politica e la crisi del sistema economico, politico e sociale, coincidono dunque con la crisi del Centro della politica italiana ed europea.
Continuo a chiedermi perché, e non trovo altre risposte che questa. A me pare che è venuta meno la capacità di essere propositivi, è venuta meno un’offerta politica concreta e migliorativa. Non può essere qualificata come offerta politica la mera adesione al governo dei tagli, della diminuizione della spesa pubblica indiscriminata e della quadratura dei conti. Sarebbe sufficiente, in questo caso, un amministratore di condominio, con tutto il rispetto per questa categoria di bravissimi professionisti.
Io credo che la politica deve avere una componente di “possibilità”, una componente onirica, deve sognare il futuro, leggerlo ed interpretarlo, per offrire modelli nuovi,e soprattutto per migliorarlo. Nessuno accetta una proposta peggiorativa. Ciascuno di noi è istintivamente portato a svilupparsi e migliorarsi, non a peggiorarsi.
Ciò detto occorre ripensare ad un nuovo centro della politica. Nessuno ha ricette che soddisfano i palati di tutti, ma sento di dar ragione a Scalfari (con riferimento al suo editoriale di Domenica 18 novembre), quando scrive che il sistema democratico ha bisogno di un “Centro” della politica, ma che lo stesso difficilmente sarà appannaggio di un altro partito organizzato, perché c’è già il Partito Democratico ad occupare in parte quest’area. E non avrebbe alcun senso compiacere l’elettore con un soggetto doppione condannato fin dall’inizio. Il fabbisogno è ben diverso a fa tutt’uno con la voglia di costruire un soggetto orizzontale che tenga conto di diverse esperienze culturali e generazionali e che sorga nel terreno della novità. Quest’area è destinata ad essere occupata dalla rete civica, la rete delle esperienze civiche che nei comuni di Italia sono diventati, centrali, coerenti, capaci di attrarre interessi e passioni, interpreti di un nuovo sentire, di una nuova visione. Distanti, come soggetto collettivo, da una storia ingombrante che rischierebbe di frenare le amicizie, le intese, la voglia di stare insieme, ed allo stesso tempo capace di far tesoro della stessa storia del singolo, senza falsi pudori, tipici degli amici grillini, senza preoccupazione delle pregresse appartenenze. Di questo centro potrebbero aver bisogno in tanti, e per svariati motivi. Città Italia potrebbe essere questo, dovrebbe diventare questo, ovvero questo è quello che io vedo dall’esterno, e mi compiaccio, e spero, un poco sognando. Poi, è chiaro, ci sono gli uomini, con le loro ambizioni, con i loro progetti, con i loro schemi e le loro strategie. La rete civica funzionerà se i soggetti promotori capiranno che occorre aprire le porte e far accomodare tutti quelli che hanno voglia ed energia, passione, e che dovranno rispettare le storie di tutti. Aprirsi a tutti è il primo vero esempio di democrazia, quella che si vuole predicare agli altri.