Cupo, macabro, estremamente avvincente. Un incubo a occhi aperti da cui risulta difficile svegliarsi. “La casa delle bambole – Ghostland” è il quarto lungometraggio del regista francese Pascal Laugier, l’autore del controverso capolavoro “Martyrs”, il lungometraggio che sconvolse il mondo. La casa delle bambole non ha la crudezza visiva di Martyrs, ma è sicuramente altrettanto sconvolgente. La storia parla di due sorelle, Vera e Beth, sequestrate in una casa da due sconosciuti che vengono definiti “una strega e un orco”. Il film gioca continuamente con lo spettatore e rimane sempre in bilico fra il sogno e la realtà. Questo altalenarsi dei piani di narrazione provoca un senso di inquietudine e di straniamento non indifferente nello spettatore, il quale è portato a chiedersi, continuamente, cosa sia realmente vero e cosa sia una finzione. Il film è anche un raffinato omaggio a film horror che hanno segnato la storia del cinema, da “Non aprite quella porta” a “Shining” e riscopre un oggetto tanto caro e mai dimenticato: la bambola. Da sempre oggetto di culto nei film horror, in questa pellicola assume un nuovo e interessante significato. Il regista Pascal Laugier, infatti, trasforma la bambola che dai tempi di “Chucky la bambola assassina” si era ormai impossessata di una vita propria, in qualcosa di completamente diverso e riesce a donarle anche un piano narrativo nuovo e interessante. Il film è fortemente claustrofobico e inquietante, anche perché è girato quasi tutto in un luogo che, generalmente, è considerato il posto più sicuro al mondo: la propria abitazione. Pascal Laugier, grazie a questo film, si conferma maestro indiscusso dell’horror.