Da Pozzallo, città di mare più a sud di Tunisi, terra madre che da tempo immemore offre i suoi figli a mari ed oceani del globo, si leva una voce forte, decisa che esige giustizia, in un mondo che spesso cerca di convincerci del contrario.
Nel corso degli ultimi cinquanta anni, purtroppo, è cresciuto a dismisura il numero di marittimi che hanno contratto malattie correlate all’esposizione all’amianto durante il lavoro a bordo di navi, fabbricate e congegnate in USA e ovattate di una dannosità latente e di un’invisibile pericolosità.
Infatti l’amianto, in corde intrecciate, attraversava ogni segmento delle navi: dalle chilometriche tubature, alle isolanti coibentazioni, dalle cocenti sale macchina alle delimitanti paratie. Inoltre, spesso era utilizzato come materiale da rattoppo, che mani ignude erano pronte a mescolare per rappezzare ogni forma di conduttura.
Appunti di vita lavorativa consumati ancora su navi vetuste, esonerate consapevolmente da ogni forma di informazione preventiva su questo minerale naturale, l’amianto, il cui nome deriva dalla parola “Asbesto”, che tradotto significa “Che non si spegne mai”. Infatti tale materiale versatile, il cui uso diffuso era giustificato dai bassi costi di produzione, era ed è capace di rilasciare fibre inalabili dall’uomo, che, depositandosi nei polmoni, rimangono quiescenti per oltre un cinquantennio.
Questi gli amari dettagli descrittivi e narrativi caratterizzanti le tante sofferte testimonianze rese dai marittimi, lesi dall’amianto, all’avvocato Ninella Azzarelli, il cui studio a Pozzallo, unitamente allo studio legale Petruzzelli di Bari, da anni si preoccupa di difenderli perché ottengano un giusto riconoscimento. Alcuni di essi sono già morti, altri malati gravemente. I medesimi, che non rinunciarono a lavorare, rimanendo piuttosto, anche per periodi lunghi, a bordo di queste navi killer per offrire una vita dignitosa alle proprie famiglie, in particolare, ai figli perché potessero continuare gli studi e cambiare il corso della propria storia.
Gli innumerevoli contagi e le incalcolabili morti per amianto, il cui picco è atteso, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 2020 e il 2025, hanno dei responsabili chiamati a pagare il conto con la Giustizia. Sono gli armatori a capo delle più potenti compagnie americane quali TEXACO, EXXON, MOBIL, BP, SHELL, SOCAL, GULF OIL, quest’ultime due, fuse successivamente in CHEVRON, e sulle cui imbarcazioni hanno navigato migliaia di marittimi italiani, inconsapevoli della pericolosità dell’amianto.
Se però non è più possibile perseguirli penalmente, risulta ammissibile avviare azioni di risarcimento negli USA, in favore dei marittimi che hanno contratto malattie asbesto correlate (mesotelioma pleurico, asbestosi, cancro ai polmoni). Legittimati a proporre l’azione legale di risarcimento sono anche gli eredi dei marittimi, vittime della fibra killer.
È a questa importante causa che, da diversi anni, gli avvocati Azzarelli e Petruzzelli dedicano la loro azione, appoggiandosi a noti studi degli USA, dove vengono depositate le istanze di risarcimento, nei confronti non solo degli armatori, ma anche delle società produttrici di equipaggiamenti navali contenenti amianto.
Dopo aver ottenuto importanti risarcimenti a favore di marittimi, affetti da mesotelioma, oggi lo studio è impegnato in ulteriori azioni civili sia in Texas che in California.
È una battaglia di coraggio, quella appena descritta, perché condotta in una terra, nella quale, in quanto periferia, si continua a morire in silenzio, ignorando la possibilità di vedere riscattata la propria vita, sia pure prigioniera di corpi trafitti da quella immane sofferenza, che solo la malattia può dare. Eppure il mare insegna ancora a vivere.
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