Che storia incredibile quella di Freddie Mercury. Un cantante talentuoso, dotato di una voce straordinaria, che entra nella leggenda perché capace di guardare oltre e di cambiare il mondo del rock. Dotandolo di sonorità completamente nuove e che hanno precorso i tempi. Una storia che merita di essere raccontata e ancora raccontata perché la vita può riservare delle sorprese incredibili, soprattutto quando si ha bene in mente quale l’obiettivo da raggiungere. E il piccolo Farrokh Bulsara, nonostante la particolare dentatura e una certa timidezza che condizionò la sua infanzia e la sua adolescenza, aveva ben chiaro quale doveva essere il traguardo da tagliare. A raccontare le sfumature di questo percorso ci ha pensato, sabato sera, all’ex cinema Bellini di Giarratana, lo storyteller romano Bruno Stanzione che, ancora, così come era accaduto a novembre con Michael Jackson, ha fatto valere la sua capacità affabulatoria, tenendo incollati gli spettatori sulle sedie per oltre due ore. E’ stato bravo Stanzione, nell’evento organizzato dalla Puma Events, a prendere metaforicamente per mano chi ascoltava e ad accompagnarlo ad osservare le varie tappe del percorso umano di un giovane che, nato a Zanzibar e studente in India, fu folgorato dalla musica pop e rock sino a diventarne una delle principali icone a livello mondiale. Grande frontman, come dimostrò soprattutto nel concerto Live Aid del 1985, Mercury innovò, stupì, emozionò. Non fu tutto sempre facile. Soprattutto i primi tempi. E poi, anche quando arrivarono i primi successi, non riuscì, assieme al suo eccezionale gruppo, quello dei Queen, a gestire lo straordinario interesse che la band aveva scatenato in tutto il mondo. Ma Mercury fu in grado di venirne fuori sempre grazie a un pizzico di magia che rendeva il suo talento fuori dal comune e che consentiva allo stesso Freddie di creare dei brani che, ancora oggi, rimangono tra i più cantati e suonati al mondo. Tutto fino a quando non arrivò la malattia che, scoperta intorno al 1982, fu comunicata agli altri membri dei Queen solo nel 1987. Da quel momento, la sua vita si svolse in fretta, proprio perché si voleva avere il tempo di creare ancora qualcosa di importante, come poi in effetti avvenne con le ultime incisioni in studio, a testimonianza del suo genio. Morì nel novembre del 1991 all’età di 45 anni ma da quel momento in poi cominciò a nascere la sua leggenda. Che dura ancora oggi. “Il racconto di Stanzione sulla vita di Mercury – spiega Giacomo Puma della Puma Events – ci ha emozionato perché, anche attraverso l’ausilio di spezzoni di concerto e di videointerviste, ci ha fatto rivivere le tappe di uno straordinario percorso di vita e di una vita vissuta tra genio e sregolatezza come solo le grandi icone della musica mondiale riescono a fare. E’ stato, ancora una volta, uno storytelling all’altezza della situazione. Ma non avevo dubbi perché conosco Bruno Stanzione e so come riesce a creare l’atmosfera giusta per attirare con la massima attenzione tutti i presenti. E’ stato un bel successo per Giarratana. Ritengo ci siano tutte le premesse per ripetere altri appuntamenti del genere anche in futuro”.