E’ uno dei romanzi più avvincenti e terrificanti di Stephen King ed è, per ammissione dello stesso autore, uno dei suoi preferiti. E’ uscito nelle sale cinematografiche il remake apocrifo di “Pet Sematary” per la regia di Dennis Widmyer e Kevin Kolsen. Il romanzo di King è del 1983 ed esisteva già una versione cinematografica di tutto rispetto del 1989 “Cimitero vivente” di Mary Lambert. Si sentiva il bisogno di un altro remake? Si e no. Questa nuova versione è sicuramente dignitosa ma non eccezionale anche se si colloca perfettamente in linea con le atmosfere dei film horror degli ultimi anni, rarefatte e gotiche.
La storia parla della famiglia Creed. Il padre, Louis, è un medico che decide di trasferirsi nel Maine, da qualche parte nella terra dei fast-food, insieme alla sua famiglia per rallentare i ritmi di vita. Qui farà la conoscenza del vecchio vicino di casa, Jud, e del cimitero degli animali che si trova nella sua proprietà e dove i bambini vanno a seppellirci i loro piccoli amici domestici. Il gatto di casa, Winston “Church” Churchill muore investito da un camion e Jud rivela a Louis che poco oltre il cimitero degli animali vi è un terreno sacro agli indiani MicMac. Seppellito il gatto nel terreno, Louis lo vede ritornare a casa, ma è tutto cambiato…
Inizia così una delle storie cult dell’horror ma ben presto Louis dovrà fare i conti con la morte di uno dei propri figli e al desiderio irresistibile di andare a seppellirli nel cimitero vivente.
Al di là della trama, famosissima, il remake di Widmyer e Kolsen purtroppo non aggiunge nulla di particolarmente originale alla già citata versione di Mary Lambert, considerando anche il cambiamento macroscopico di trama e cioè la decisione di far morire Ellie, la figlia maggiore e non il piccolo Gage. Nonostante questo cambiamento, la trama non subisce chissà quale grandissima svolta. Quello che ci interessa sottolineare è invece la tematica affrontata, ovvero il tabù che la morte rappresenta nel mondo consumistico e l’impossibilità di saperla accettare. Louis decide di far resuscitare il gatto di Ellie affinchè lei non soffrisse e per non affrontare, in sostanza, l’argomento “morte”. La madre, Rachel, non è riuscita a venire a patti con la morte della sorella Zelda, gravemente malata, e Louis parte da un punto di vista ateo. Quando un camion investe Ellie, il medico è incapace di accettare la morte tragica della figlia ma ciò che il film (e il libro) ci insegnano è che ciò che viene resuscitato dalla tomba non può mai essere qualcosa di buono. E a volte, la morte, è il migliore dei mali possibile. Sia il gatto Church che la piccola Ellie (Gage nell’originale) ritornano dal regno dei morti come una versione demoniaca di sé stessi e ciò che è andato perduto, è perduto per sempre. Lo sconfinato desiderio d’amore di Louis Creed si tramuta in un egoismo smisurato e sarà lui stesso la rovina della sua adorata famiglia.