“Lo avevo già detto in un intervento all’Assemblea Regionale Siciliana lo scorso 15 settembre e i fatti mi stanno dando ragione: tutto il sistema del click day per il Bonus Sicilia va sospeso e rivisto o, almeno, prorogato, altrimenti a rimetterci saranno le piccole imprese, cioè quelle che ne hanno maggiore bisogno”. Così il deputato Dem durante il suo intervento all’Ars in cui si è discusso di questa importantissima tematica.
La Regione Sicilia, per cercare di fronteggiare l’emergenza Covid e dare un contributo alle imprese, ha messo a disposizione un bonus per le aziende del territorio che prevede fino a 35.000 euro di contributi a fondo perduto per le microimprese. A queste risorse, però, potranno attingere soltanto alcune categorie di imprese: occorre rispettare determinati requisiti e condizioni fissati dal bando. Ma, come messo in rilievo dal deputato ragusano, il sistema del click day è decisamente controprducente.
“Ho scritto una nota al Presidente della Regione e al competente assessore regionale, sollecitando lo stop al sistema del click day del prossimo 5 ottobre per accedere ai fondi previsti da Bonus Sicilia, meccanismo troppo complesso sia per gli utenti sia per i professionisti della consulenza fiscale e della contabilità”, dichiara Dipaquale e aggiunge: “Anche se l’intenzione di dare un minimo ristoro alle micro imprese, soprattutto agli artigiani e i commercianti, può essere degna di plauso, il metodo, che prevede da parte dei richiedenti il possesso della firma digitale e dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) favorirà le grosse imprese e il click day, nei fatti, non durerà che pochi secondi.
A chi intendesse provare la sorte giorno 5 ottobre, non solo verrà richiesto di essere in possesso del sopracitato SPID, ragione per la quale in questi giorni le CamCom di Sicilia sono prese d’assalto, ma verrà chiesto di seguire una procedura di conferma dell’identità a più fattori, forse scaricando una app sul proprio smartphone e con quest’ultima effettuare la scansione di un codice dallo schermo del PC con il proprio telefono oppure dovrà ricevere un sms con un codice a tempo. Delegare tutta l’operazione al proprio commercialista sembra davvero impossibile. Immaginate, per esempio, il caso di un titolare di un’autofficina il quale, mentre è impegnato nel suo lavoro, viene contattato dal proprio consulente perché il sistema richiede la verifica a più fattori, come spiegato poco sopra. Verifica che ‘scadrebbe’ dopo pochi secondi e si dovrebbe fare tutto daccapo. Nel frattempo il click day è bello che andato”.
Un sistema amministrativo farraginoso, dunque, che prevede anche una serie di problematiche relative proprio ai criteri d’accesso al credito: “Un’impresa avviata negli ultimi mesi del 2018, danneggiata nel 2020 dall’emergenza Covid, vedrà fatta una media dei propri ricavi in dodicesimi, pur avendo avuto pochi mesi di attività. Inoltre, su Internet, va girando un’interpretazione della norma che prevede che nel caso il richiedente il bonus sia un’attività di ristorazione che ha aperto qualche giorno durante il lockdown violando le disposizioni per rientrare di qualche costo fisso, allora è automaticamente esclusa dalla possibilità di accedere al credito. Una violenza contro piccole imprese che senza questi aiuti potrebbero chiudere per sempre”.
Infine, Dipasqua conclude: “C’è ancora tempo per raddrizzare il tiro e creare le condizioni per migliorare questo strumento di soccorso economico alle piccole imprese. Il buon senso suggerisce lo stop al sistema rivedendolo completamente altrimenti sarà un completo fallimento”.