Confcommercio Fipe torna a fare parlare la “fredda” logica dei numeri denunciando che tra giugno e ottobre, anche in provincia di Ragusa, si è registrato un calo medio per le imprese della ristorazione del 36% del fatturato e sottolineando che le prospettive per il futuro, anche alla luce delle restrizioni decretate in queste ultime ore dal governo nazionale, sono nere. Secondo l’ultimo report dell’Istat ripreso dall’Ufficio studi della federazione, infatti, i mesi invernali vedranno un’ulteriore contrazione dei volumi d’affari, con il 34,1% delle imprese del territorio ibleo che si aspettano fatturati più che dimezzati nel periodo dicembre-febbraio e soprattutto con un imprenditore su dieci che ha già previsto un azzeramento totale degli incassi. Inoltre, “secondo la fotografia scattata dall’Istat – è chiarito dall’Ufficio studi – il 4% circa delle imprese della ristorazione che ha completamente chiuso i battenti durante l’autunno non ha alcuna speranza di riaprire. Una percentuale anche cinque volte più alta rispetto ad altre categorie di imprese e professionisti”.
“Un dato – chiarisce il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – che ben fotografa chi è stato davvero a pagare più di altri la crisi da Covid-19. Chi ha messo le attività di ristorazione in queste condizioni ha il dovere di provvedere a indennizzare adeguatamente le nostre imprese, in base alla reale perdita di fatturato. Dopodiché ha il dovere di aprire un tavolo di confronto permanente per porre le basi di una ripartenza definitiva e sicura, che non può essere più procrastinata. Bisogna discutere di come ridurre i costi fissi delle nostre attività, canoni di locazione, utenze, assicurazioni, tasse locali e oneri finanziari. Ed è il momento di individuare soluzioni che garantiscano nuova liquidità ai pubblici esercizi”.