“Il coprifuoco alle 22 o alle 23 è tra i più grandi e più discussi problemi dell’Italia. In altri paesi, come ad esempio in Francia, il coprifuoco è alle 19, ma in realtà è importante spiegarne il perché in quanto se ne parla troppo poco”. E’ la riflessione che arriva dal sacerdote Giorgio Occhipinti, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa, assieme a Giuseppe Occhipinti, componente della Consulta della Pastorale e caposala della rianimazione Covid all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. “Il coprifuoco – spiegano entrambi – è una misura anticovid puramente statistica: impedire la circolazione dalle 22 alle 5 del mattino dopo toglie quasi un terzo delle ore della giornata dal computo degli scambi interpersonali, che è la via di diffusione del virus. Inoltre, le ore sono quelle notturne, vale a dire gli orari in cui si tende a rilassare le protezioni. Quindi, con il coprifuoco alle 22 otteniamo una riduzione della trasmissione del virus che si aggira probabilmente tra il 10% e il 20%. Ecco perché il discorso è molto semplice: il coprifuoco non è un dogma e si può tranquillamente eliminare, ma in quel caso va sostituito con una misura analoga che produca una riduzione analoga della trasmissione del virus. Quale utilizziamo? Richiudiamo di nuovo tutte le scuole, comprese le primarie? Facciamo un coprifuoco diurno per 4 ore? Niente coprifuoco ma tutti i locali chiusi? La realtà semplice è che: bisogna sbrigarsi a vaccinare tutti per potere togliere il coprifuoco. E sino ad allora rispettare le poche regole rimaste, per impedire che riesplodano i contagi e la curva torni a salire in modo repentino”.”