Una pandemia inaspettata tanto quanto i successivi piani di contenimento del contagio, le restrizioni sociali, le chiusure totali (lockdown, divieti di spostamenti nazionali e di viaggi internazionali). In poche settimane le nostre vite sono cambiate, la nostra libertà è stata circoscritta come i nostri spazi vitali e qualcosa è cambiato a livello comunitario, mondiale e personale.
Paolo Pellegrin, fotografo di reportage nato a Roma, vive da anni tra Londra e la Svizzera, anche se è sempre in giro per il mondo, precisamente dove c’è una storia da raccontare o un evento da immortalare. Come quando, prima del lockdown dello scorso marzo 2020, si trovava in Australia, all’indomani degli incendi che l’hanno distrutta. Proprio in quei giorni, come ha raccontato lui stesso durante un’intervista, ha preso consapevolezza che la pandemia non riusciva a essere contenuta a livello mondiale e che lui e il resto della sua famiglia, rientrata in Svizzera, rischiavano di restare separati per un tempo indeterminato.
Decide, durante i mesi trascorsi insieme nelle alpi svizzere, di rivolgere per la prima volta nella sua carriera di fotogiornalista l’obiettivo verso se stesso, sua moglie e le due figlie. Da qui nasce un lavoro intimo e riflessivo, di cui una parte viene esposta nella mostra TURNING THE CAMERA, presentata il 16 Maggio a Catania presso lo spazio di Plenum Fotografia Contemporanea.