Il dottor Raffaele Schembari, 63 anni, ragusano, è il nuovo direttore della Struttura complessa di medicina interna dell’Ospedale Giovanni Paolo II, nominato dal Direttore Generale dell’Asp, a seguito della selezione pubblica dove ha riportato il maggior punteggio.
Una vita per la medicina: “La medicina è nei miei globuli rossi”, ci spiega il dottor Schembari, che ha vissuto nell’ambiente medico fin da bambino, visto che anche il papà era medico.
“Sono contento di questa nomina perché posso essere utile alla mia città in un momento di crisi. E’ una responsabilità importante che accetto con grande onore”, ci spiega.
Il dottor Schembari è, tra le altre cose, un medico noto e apprezzatissimo in ambito nazionale, è specialista in geriatria e gerontologia e angiologia medica. Esperto in diabetologia e tecnologia applicata al diabete, è referente presso l’assessorato regionale alla Salute sul tema della “Farmaceutica”.
Nello studio sui microinfusori diabetici, il medico ragusano è stato tra i primi professionisti ad avere impiantato i microsensori sottopelle per il monitoraggio continuo della glicemia, progettati per la rilevazione continua dei valori di glucosio nel sangue fino a 180 giorni.
Nel suo impegno nello studio del diabete, è anche consigliere nazionale della Simdo ( società italiana metabolismo diabete obesità) e componente della Commissione nazionale di studio sul Diabete 3. Ha diretto, su incarico del Direttore Generale dell’Asp, il reparto di Unità operativa complessa di Medicina interna del Giovanni Paolo II, dal novembre del 2020. E’ autore di centinaio di scritti scientifici sui temi della diabetologia Il suo incarico, avrà durata quinquennale.
E proprio sul diabete, una malattia che il dottor Schembari non esita a definire “pandemia”, ci spiega: “I numeri dell’OMS e le previsioni per il 2040 parlano di percentuali raddoppiate rispetto ad oggi, soprattutto in Italia e particolarmente in Sicilia. Si è scoperto, infatti, che il diabete si interconnette con i problemi vascolari e nefrologici. Nello specifico, le patologie cario-nefro-metaboliche sono collegate fra di loro. Per fare un esempio, quasi tutti i soggetti dializzati hanno il diabete”.
Ma come si può fermare questa “pandemia”? Il dottor Schembari ha fiducia nelle ultime scoperte scientifiche e in campo farmacologico: “Sono stati fatti importanti passi avanti grazie ai nuovi farmaci per la cura dei pazienti con malattia diabetica, infatti questi farmaci sono attenzionati anche dai cardiologi e dai nefrologi. Ma non è tutto. Dal punto di vista tecnologico, infatti, le microinfusioni, ovvero delle piccole pompe che iniettano insulina sottocute, e le CGM, ovvero i controlli continui della glicemia, ci fanno sperare di essere molto vicini alla creazione del pancreas artificiale”. A questo proposito, infatti, è bene ricordare che il dottor Schembari è anche l’unico a coordinare le microinfusioni all’Asp di Ragusa. Una terapia modernizzata unita alla tecnologia che serve a curare meglio le persone affette da questa malattia.
Il dottor Schembari, infatti, aggiunge: “Mentre prima l’indirizzo di ogni diabetologo era quello del Treat to target, dal 2019 è il Treat to benefit, cioè garantire una migliore qualità di vita al paziente. Nel 2022 ci orienteremo verso il Treat to prevent, cioè la prevenzione di queste patologie”.
E quando si parla di prevenzione parliamo ovviamente di stili di vita. Infine, abbiamo chiesto al dottor Schembari un commento circa gli ultimi studi scientifici riguardanti la correlazione fra malati di diabete e covid: “Alcuni dati in Sicilia ci confermano questo dato e inoltre gli under 19 che hanno avuto la malattia da covid, rischiano di sviluppare il diabete di tipo 1 ma in modo particolare che ha ripercussioni sulla cosiddetta sindrome da long-covid, oltre ad altre forme di problemi neurologici”.