“Uomini e santità: tra medicina, famiglia e vocazione” è il titolo dell’iniziativa che, promossa dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, si è tenuta ieri pomeriggio nel reparto hospice dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa, nella giornata in cui è stata celebrata la solennità liturgica di San Giuseppe. Ad aprire gli interventi il direttore dell’ufficio, il sacerdote Giorgio Occhipinti, che ha spiegato il senso dell’iniziativa, con particolare riguardo all’importanza del santo e della storia del pane di San Giuseppe, tradizione che, quasi sicuramente, ha origini arcaiche, legata al culto della fertilità della terra in onore della dea delle messi, Demetra per i greci e Cerere per i romani. Con l’avvento del Cristianesimo, la tradizione venne legata alla figura di San Giuseppe, padre della divina provvidenza, trovando posto nei preziosi e “barocchi” altari devozionali dedicati al santo. Alcune forme di pane, come la croce, il pesce, il pavone e la palma, si rifanno all’iconografia paleo-cristiana, mentre altre, come il bastone di S. Giuseppe e, ancora, l’ostensorio, gli angeli, i fiori, il cuore, sono legati alla tradizione popolare. Il prof. Michele Battaglia ha invece proposto un excursus culturale e storico della figura del padre, dal pater familia al pater provider, ricordando la necessità di riscoprire oggi l’importanza della presenza educativa ed emotiva del padre all’interno della famiglia. Di grande sensibilità le riflessioni della dottoressa Rosa Giaquinta sull’essere padri oggi, con particolare riferimento alle figure di illustri padri spirituali e in continuità la dottoressa Antonella Battaglia si è soffermata sull’importanza del silenzio come qualità di San Giuseppe nello stare accanto ai suoi cari, così come l’operatore sanitario sta accanto al malato, preoccupandosi per lui e adoperandosi per favorire il miglioramento della sua salute/qualità di vita. La dottoressa Stefania Antoci ha, invece, condiviso alcune riflessioni di Papa Francesco su San Giuseppe, scritte in onore del suo 150esimo anniversario come Patrono della Chiesa universale. Fra tutte la bellezza dell’essere Padre nell’ombra in quanto padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti. Infine, Rina Tardino, presidente dell’associazione Avo, ha ricordato il fondatore dell’associazione, raccontando la sua storia. È l’8 dicembre 1967 e il dottor Erminio Longhini, all’epoca ricercatore universitario e facente funzioni di primario nella divisione di Medicina interna, si avvicina al letto in cui giace un’anziana signora che, con un insistente gemito, chiede un bicchiere d’acqua. A concludere l’appuntamento un momento toccante, la benedizione del pane di San Giuseppe, realizzato dalle operatrici dell’hospice di Ragusa e dalle volontarie Avo che, con sapienti mani ed estrema cura, hanno impastato e decorato le forme del pane secondo l’antica tradizione delle cene di San Giuseppe. La sintonia e la cura della mattina in reparto e la sintonia e la profondità dei relatori nel pomeriggio sono stati il filo conduttore di una iniziativa che, avviata l’8 marzo, diventa itinerante, anche tra i reparti. In mattinata c’era già stato un altro appuntamento significativo. La santa messa con benedizione dei papà, dei bambini, dei medici e degli operatori sanitari tenutasi al reparto di Ostetricia del Giovanni Paolo II. Sono intervenuti il dott. Giuseppe Bonanno (componente ufficio pastorale della Salute), il dott. Giuseppe Scibilia (dirigente medico U.O. Ostetricia) e il personale sanitario del reparto che hanno condiviso un momento di solidarietà nella ricorrenza liturgica di San Giuseppe. “La tenerezza di San Giuseppe nei confronti di Gesù Bambino – ha evidenziato il dott. Bonanno – possiamo sperimentarla anche noi se condividiamo i momenti difficili, le preoccupazioni, i momenti di sbandamento degli altri. Una sofferenza non condivisa può diventare un peso troppo difficile da portare. La tenerezza si esprime attraverso un abbraccio, una stretta di mano, una vicinanza affettuosa e discreta”. “Ringraziamo – ha concluso don Occhipinti – i nostri cari medici e operatori sanitari impegnati in reparto al servizio della vita che nasce e che San Giuseppe per primo ha sperimentato dal primo momento che ha accolto Gesù bambino nelle sue braccia”.
San Giorgio, si è conclusa dopo mezzanotte a Ragusa la festa del glorioso patrono
Che meraviglia. E che suggestioni. E, soprattutto, quante presenze. La “festa ranni” si è conclusa oggi dopo mezzanotte. Il patrono...