Un progetto importante che ha permesso di ritrovare una necropoli a Chiaramonte Gulfi. Un antico villaggio fra San Nicola e contrada Giglia, negli ultimi cinque anni, è stato oggetto di scavi archeologici. Un progetto iniziato ufficialmente il 18 aprile del 2018 con il ritrovamento della prima tomba inviolata e poi mai fermato. Stamani, in conferenza stampa, è stato fatto il punto sugli ultimi ritrovamenti. Tutto è iniziato dagli scritti e dagli studi effettuati dal Barone Corrado Melfi che aveva già individuato quell’area come luogo di interesse archeologico. Nel 2018 iniziano i primi saggi sul territorio laddove vi erano evidenze archeologiche ma bisognava trovare il modo di fare gli scavi. Per questo, è stato aperto un protocollo d’intesa con la Soprintendenza di Ragusa e la Cooperativa Nostra Signora di Gulfi. A spiegarlo, il presidente della cooperativa, Gianvito Distefano: “Grazie a questo protocollo abbiamo potuto aprire delle borse lavoro per i minori che abbiamo nella nostra cooperativa. In seguito, si è deciso di aprire una convenzione a quattro con la Soprintendenza, la nostra Cooperativa, l’Università di Bologna che è l’ente pubblico con le cattedre che si occupano di quel periodo e gli universitari e, infine, il Comune di Chiaramonte”.
Sin dalle prime indagini archeologiche sono stati effettuati dei ritrovamenti di tombe e da quel momento si scava senza fine.
Sono due i tipi di tombe ritrovate: quelle nella nuda terra e i sarcofagi litici, ovvero quelle scavate nella pietra. E’ stato anche ritrovato un ipogeo che poteva essere soggetto a crolli ma quest’anno si è riusciti a metterlo in sicurezza e sono state ritrovate altre sepolture. Il ritrovamento di contrada Giglia è proprio di quest’anno: tre epigrafi in greco antico con declinazioni sicule.
Ma quali erano le persone che abitavano l’antico sito di San Nicola e Giglia? Ed è questo ciò che si sta studiando in questo momento: si è scoperto infatti che erano state sepolte nello stesso sito persone di cultura e religioni diverse, proprio come dimostrano le epigrafi. Vi erano egiziani, israeliani, cristiani…ora, la sfida è capire cosa li accomunava e perché proprio in quel determinato luogo.
I ritrovamenti e la necropoli
La Professoressa Isabella Baldini, docente ordinario dell’università di Bologna, spiega che la necropoli è molto estesa: 250 sepolture anche se non tutte rinvenute inviolate. Sono databili dal III secolo d.C. al VII secolo d.C. circa. Un arco cronologico molto esteso: ci troviamo in epoca romana, quasi alto medievale. Alcune tombe sono state ritrovate complete di corredi funerari. In alcune sono stati ritrovati resti ossei. Di epoca più antica, invece, la camera ipogeica, databile IV e V secolo d.C.
Un interessante studio, tra l’altro, è in fase di conduzione sulle ossa ritrovate: grazie a loro, infatti, sarà possibile determinare grazie all’estrazione del DNA caratteristiche di queste persone, malattie di cui soffrivano, altezza, peso e molto altro ancora. In particolare, attraverso la campionatura del DNA si cercherà di comprendere le dinamiche di movimento sociale, la variazione genetica della comunità di Gulfi, fino a che punto i chiaramontani hanno un antico legame con la comunità. Per questi studi è stato coinvolto il professor Nicola Baldini.
Rai cultura dedicherà un documentario alla necropoli
Infine, Rai cultura ha deciso di investire nel progetto. Stamani hanno partecipato alla conferenza anche Eugenio Vecchioli Farioli, regista Rai e l’autrice del programma, Amalda Ciani. Il programma che si intitola “Italia viaggio nella bellezza” sarà un documentario di 60 minuti proprio su questo progetto.
Alla conferenza hanno partecipato anche Salvatore Cosentino, docente ordinario università di Bologna, il Soprintendente di Ragusa, dott. Antonino De Marco, il funzionario archeologo dott. Saverio Scerra e il sindaco di Chiaramonte, Mario Cutello, per i saluti iniziali.