Credete alla politica ed alla sua variegata modalità di comunicare sentimenti, speranze, obiettivi, programmi, oppure vi fidate di più del diritto?
Sicuramente c’è molta curiosità ed è d’obbligo, perché la percezione della gente comune, e non solo degli operatori politici, è quella che la chiusura delle provincie non ha prodotto alcun beneficio, ma ha privato le periferie di un importante ente istituzionale di aria vasta che abbisognava di una revisione istituzionale, che contemplasse nuove funzioni rispetto a crescenti interessi pubblici. E tra questi certamente occorre annoverare il tema dell’acqua, dei rifiuti e delle energie rinnovabili, delle aree Industriali, che presupponevano allora, e ancor di più presuppongono oggi, una trattazione univoca, diretta, da parte un solo organismo di aria vasta e non certo la frammentazione in società, consorzi, Ato idirico, Ato rifiuti, Società partecipate etc. etc.
Insomma, chi ha architettato la rimozione delle provincie, non ha tolto la manciuggia, ma l’ha moltiplicata per 10, una per ogni società partecipata o ATO che sia. E mi viene da pensare che non è detto che tutto questo non sia stato fatto intenzionalmente, perché i livelli di controllo sulla legittimità degli atti di tutte queste società ed ATO è bassissimo ovvero pari a zero. Di contro il livello dei controlli di un ente locale sono certamente altissimi.
Fortemente condivisibile è, dunque, la proposta del Presidente della Regione Schifani di accelerare il più possibile questo iter di rinascita delle provincie attraverso un sistema di elezione diretta delle cariche elettive, restituendo il primato al sistema democratico, e lasciando ai cittadini la scelta di chi deve governare l’aria vasta.
Ed ancora più condivisibile risulta essere lo sforzo che sta facendo l’Assemblea regionale, e tra questi ricordo il presidente della I commissione Ignazio Abbate, che ha licenziato da poco un primo testo che è atteso in aula per il voto definitivo proprio in questi giorni, ma che è già al lavoro su un testo di maggiore spessore che attribuisce alle provincie maggiori funzioni, puntando a centralizzare in capo ad un solo ente istituzionale quanto invece ad oggi afferisce alle competenze di una molteplicità di società partecipate o consorzi pubblici.
La promessa tuttavia di un voto per le provinciali già nella tarda primavera del 2024 in uno alle elezioni europee mi appare più come una promessa elettorale che come una concreta e realizzabile situazione di fatto, perché ci sono troppi adempimenti da compiere che non possono essere compiuti nel giro di pochi mesi, tenuto conto che per votare il 9 giugno dovremmo avere tutto pronto per i primi di marzo.
In particolare si dovrebbe appostare le somme in bilancio regionale destinate a rimpinguare le casse delle provincie per gli organi politici eletti. Si dovrebbero altresì definire i collegi elettorali. C’è poi una questione che non è certo di poco momento: la competenza dello Stato. Il 7 giugno 2023 è stato depositato al Senato un disegno di legge per superare la legge DELRio e riportare le provincie alla elezione diretta dei organismi.
Va detto che tutte le riforme economiche e sociali di interesse nazionale sono di attribuzione dello Stato e superano i limiti degli statuti autonomisti, come quello della Sicilia, per ovvie ragioni che non stiamo qui a dipanare e che appaiono solari. Questo disegno di legge risulta essere un punto di sintesi tra tutti i gruppi parlamentari in quanto attività della costituente che trova come fonte l’art. 117 della Costituzione della Repubblica italiana. Come è noto a tutti, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, Enti locali e Regioni trovano una maggiore copertura costituzionale, ma le spinte autonomistiche sono state circoscritte da un sistema di competenze esclusive dello Stato su tutte le principali materie, e se ciò non bastasse viene in evidenza il concetto di riforma economica sociale che non lascia alcun margine di manovra neanche alla Sicilia.
Ecco dunque che a ragionar di diritto diremmo che bisognerebbe attendere l’approvazione della riforma parlamentare della legge DELRIO per avere un programma elettorale delle nostre provincie e poco fondata apparirebbe la promessa elettorale del Presidente del Senato che, pur non avendo alcuna competenza, si impegna a garantire che il Governo comunque non si opporrebbe.
Speriamo bene. Certo che un voto anticipato sulle provincie ci rallegrerebbe tutti, aldilà del buon diritto.