“Date ad un uomo una birra e ci perderà un’ora. Insegnategli a farsela da sè e ci perderà una vita intera”, recita così un noto sito di home brewing. Se parli con loro, con i produttori, quasi tutti hanno inziato così: per passione.
“Ogni giorno di fronte un pc per otto lunghissime ore. Facevo il grafico e i fine settimana provavo una birra differente in un noto locale a Ragusa Ibla. Birre artigianali, s’intende”. Fu così che me ne innamorai e decisi di abbandonare una certezza per correre un rischio: produrre birra”.
Chi parla è Marco Gianino (nella foto), 35 anni ,un giovane ragusano che da cinque anni vive a Marina di Ragusa. Dal 2006 al 2010, però, l’idea di fare birra in casa, era solo un hobby, un passatempo con gli amici, forse un esperimento”.
Poi, tramite i forum è entrato in contatto con i primi appassionati, ha incontrato alcune persone che avevano le sue stesse intenzioni imprenditoriali e unendo differenti competenze, hanno inaugurato a maggio 2012 un microbirrificio, che si chiama come un famoso re siculo: Iblone; da qui il nome dell’azienda: “Yblon”.
In precedenza, però… Marco ha dovuto affrontare non poche difficoltà nel settore causate dai “rosari neri” che sgranano tutte le imprese italiane, cioè le innumerevoli carte che devi ottenere a tutti i costi e che molte volte, sopperiscono la voglia di continuare. Poi però, arriva la determinazione, la tenacia, la voglia di farcela a tutti i costi. La voglia di lavorare con le mani, di capire cosa c’è dietro ogni cosa, quella costante voglia di migliorarsi, quella che supera i periodi neri. Neri proprio come quelli.
E’ proprio vero che la birra incarna il carattere tenace del mastro birraio e ci piace pensare che si distingue da quella industriale per via del fatto che non segue istruzioni di massa, bensì i gusti personali di chi la produce. Ora non lasciamoci ingannare dalla semplicità della bevanda luppolata: il ruolo del birraio è il risultato alchemico di conoscenza, studi e passione che si traduce in corretta fermentazione di una cultura straniera che sta diventando una roba affascinante e non di poco conto anche nel nostro paese.
Le sue birre, infatti, anche se prodotte professionalmente da pochi anni, hanno un carattere forte: quando la si beve, si ha come la sensazione di trovarsi nel filone di una tradizione antica, dove il savoirfaire dell’artigiano, l’attenzione alle materie prime ed il tempo sono figlie di una risolutezza e una determinazione che non appartiene a tutti.
Il successo raggiunto è frutto di prove minuziose e sacrifici svolti durante il corso degli anni: è un innovatore Marco, un bravo utilizzatore di mosti e frutti, ed oltre alle competenze tecniche, colpisce soprattutto l’umiltà nel proporsi e la coerenza con cui porta avanti il “suo” progetto. Il “suo” mondo che ci ha mostrato senza far troppo rumore con chi ha lo sguardo che si illumina quando si parla di chi lavora per passione. E con passione.
Di chi non ha mai voglia di perdere il contatto con il suo prodotto, di chi ha desiderio di credere ancora nel futuro. E si sa, il futuro è il verbo di chi emana energia. E l’energia più potente e più giovane rimane sempre l’amore per quello che si fa. Persino in un continente per vecchi come la nostra penisola. Marco non è un economista e nemmeno un sociologo, però sente che dalla depressione economica e morale ci potranno salvare soltanto le persone innamorate: di un’altra persona, di un sogno, del proprio talento. Della vita.