Lo avevano intitolato “Una stagione all’inferno”. E, in effetti, l’inferno c’è stato davvero. Anche se ha avuto poco a che vedere con il contenuto dell’evento che, anzi, a dirla tutta, non si è proprio tenuto. Infatti, la manifestazione che si sarebbe dovuta svolgere mercoledì pomeriggio nell’auditorium di San Vincenzo Ferreri, organizzata dal gruppo “Ragusa Giovani” con il patrocinio del Comune, è stata al centro dell’ennesima polemica cultural-politica. La ragione? Semplice.
L’assessore comunale alla Cultura, Stefania Campo, ha vietato che gli organizzatori potessero esporre le opere pittoriche e una scultura del maestro Franco Cilia. Una scelta, quella degli organizzatori, tutti giovanissimi che, così come era accaduto in occasione della commemorazione del terremoto dell’11 gennaio 1693, si stanno dando da fare per ravvivare un minimo la città, maturata in un secondo momento, a locandina già stampata, sol perché il maestro, coinvolto, aveva dato la propria disponibilità oltre ad esporre le proprie opere a leggere anche alcune pagine di Primo Levi.
Una scelta che non è andata giù alla Campo. Formalmente perché, come ha affermato lo stesso assessore, avendo il Comune concesso il patrocinio, non era possibile che la scaletta già annunciata e approvata subisse delle variazioni. In realtà, dicono i malpensanti, perché è nota l’acredine che l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Federico Piccitto nutre nei confronti di un artista di riconosciuta fama come Franco Cilia con riferimento alla vicenda del sacrario dei caduti che avrebbe dovuto essere realizzato in piazza Libertà, dove è ospitato il comando provinciale della Guardia di Finanza, e che fu ostacolato, sino ad essere fermato, dall’attuale esecutivo cittadino, tacciato di non essere, in soldoni, un’opera d’arte. Da quel momento, Cilia, che non è certo artista che le manda a dire, ha iniziato una “piccola guerra” personale nei confronti del sindaco Piccitto e dei componenti della sua Giunta, criticandoli a spada tratta a ogni piè sospinto.
Questo l’antefatto che mercoledì pomeriggio ha portato, però, l’assessore Campo a commettere un errore da penna rossa e a smorzare, soprattutto, l’entusiasmo di numerosi giovani artisti che avevano fornito la propria disponibilità, in maniera del tutto gratuita, ad animare un evento commemorativo a 70 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz. Venuta a sapere della presenza delle opere di Cilia, l’assessore ha contattato gli organizzatori e ha spiegato loro che avrebbe revocato il patrocinio. È scoppiata la polemica, che ha trovato ampio spazio sui social, polemica che ha poi portato alla dura contestazione e alla presa di posizione degli altri artisti coinvolti nello spettacolo.
Al grido “l’arte non si censura”, questi ultimi hanno deciso di non andare in scena. E a proposito di Facebook, il maestro, venuto a conoscenza della vicenda, non ha mancato di lanciare una provocazione: “Ma è vero che l’assessore non vuole le mie opere in sala?”. Ha risposto, sempre su Facebook, Kewin Lo Magno, uno degli organizzatori dell’iniziativa, confermando il dubbio: “Maestro Cilia, l’assessore Stefania Campo non vuole che si esponga la sua scultura da noi voluta e scelta, per la manifestazione di stasera perché non era stata inserita sulla scaletta presentata al Comune. Ci spiace rinunciare alla sua opera, ma siamo costretti a farlo, pena l’annullamento della manifestazione da parte del Comune che patrocina l’evento.
Accetti le nostre sincere scuse, maestro”. Da qui a fare infiammare la situazione il passo è stato breve. La coreografa Saveria Tumino ha annunciato che se lo spettacolo si fosse fatto, avrebbe invitato i suoi ragazzi a ballare imbavagliati: “E’ assurdo quanto accaduto. Avevamo tra l’altro montato la coreografia proprio attorno alla statua di Cilia che rappresentava le anime delle persone morte. Non comprendiamo perché un assessore debba decidere se la statua debba esserci o meno nello spettacolo, così come se i quadri preparati dal maestro, debbano o no essere utilizzati come scenografia. Assurdo”.
Queste, invece, le dichiarazioni rilasciate dall’assessore Campo: “Io non ho vietato nulla. Ho solo fatto presente agli organizzatori che mi hanno presentato un progetto che è stato valutato dal Comune e ha ottenuto il patrocinio (che comportava l’utilizzo in forma gratuita dell’auditorium San Vincenzo Ferreri). In quel progetto c’era Cilia come voce narrante ma non è stata indicata mai la presenza della sua scultura o della mostra personale dell’artista. Il patrocinio è stato dato per un’iniziativa culturale per la Shoah e non per altro, come nei fatti è. Qualcuno ha voluto infilarci la mostra di Cilia.
Mi è sembrata una forzatura, una cosa fatta di nascosto. E siccome è giusto che anche questi ragazzi imparino che il patrocinio del Comune è cosa seria, ho spiegato che occorre agire con correttezza nei confronti dell’Amministrazione, altrimenti si affittavano la sala e facevano l’evento come meglio credevano. Ma se mi hanno presentato un progetto dettagliato, non capisco perché poi l’hanno cambiato inserendo le opere di Cilia”. Ed è ovvio che la vicenda è destinata a trasferirsi anche nell’aula di palazzo dell’Aquila. Con l’opposizione pronta a fare sentire la propria voce. Il consigliere Sonia Migliore afferma: “Gravissima l’intromissione politica dell’esponente grillina”. Non sono mancati neppure i momenti di tensione con artisti e cittadini che hanno contestato quanto era accaduto.