La Consulta dei presidenti dei Consigli comunali della provincia di Ragusa ha inviato una lettera al ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, per sensibilizzarlo sulla grave situazione in cui versano le scuole iblee. Questa tragica situazione iniziò con la spending review del 2011 ed è stata aggravata dal mancato accordo sul numero minimo di alunni per istituto. Un nodo cruciale intorno al quale le istanza del Ministero della Pubblica Istruzione, del Ministero dell’Economia e della Conferenza unificata Stato regioni, devono trovare obbligatoriamente e quanto prima una sintesi.
Questa impasse politico-amministrativa sta minacciando seriamente il nostro sistema scolastico, già messo a dura prova da tutte le altre criticità. L’attuale legislazione ha determinato la nascita di complessi scolastici con non meno di 1.000 alunni, “ora – scrive il firmatario della lettera nonché presidente del Consiglio comunale di Comiso, Luigi Bellassai – non solo questo modello non ha prodotto i risultati sperati sul fronte economico, ma ha snaturato la funzione dei dirigenti scolastici, che si sono dovuti tramutare in semplici burocrati, dimenticando il loro ruolo fondamentale che è quello di leader educativo”. L’accorpamento dei vari plessi, in sintesi, ha lasciato molte scuole, in Sicilia come in provincia, orfani dell’indispensabile ruolo del dirigente scolastico, ormai relegato a mero amministratore di mega-strutture. Se in Sicilia sono già 299 gli istituti che hanno perso autonomia, a Ragusa sono 21 ossia il 26% del totale.
Se si vuole salvaguardare il sistema scolastico e ridonare ai dirigenti scolastici le loro funzioni originarie, bisogna ritornare obbligatoriamente a istituti dalle dimensioni, per così dire, sostenibili, con un tetto massimo di 600 alunni. Solo così si può ridare al dirigente scolastico la possibilità di programmare e concretare la sua idea di scuola. Non va dimenticato, infatti, che le ultime riforme avevano ridisegnato il ruolo del dirigente scolastico, quello che un tempo si chiama il preside, in senso manageriale, attribuendogli specifici poteri direzionali, di coordinamento e sopratutto donandogli tutti quegli strumenti per poter valorizzare al meglio i suo docenti, trasformando la figura del vecchio preside in un dirigente, in un manager, con oneri ed onori annessi.
Per questo la Consulta permanente dei presidenti dei Consigli comunali della provincia di Ragusa, chiede al ministro un’inversione di tendenza e lo invita a Ragusa per toccare con mano le distorsioni che questa legge ha creato e continua a creare, nel sistema scolastico ragusano.