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Home Politica ed Economia Politica

Giovani chiaramontani all’estero: le loro storie, la loro vita (Parte II)

by Irene Savasta
9 Novembre 2018
in Politica
Giovani chiaramontani all’estero: le loro storie, la loro vita (Parte II)
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Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto la prima parte di un piccolo “reportage” che vuole raccontare le storie dei giovani chiaramontani che, ad un certo punto della loro vita, hanno deciso di andare all’estero. Abbiamo cercato di capire le loro motivazioni, di sapere qualcosa in più della loro vita. Non è certo una scelta facile ma questi giovani, in un modo o in un altro, ce l’hanno fatta. Come vi avevamo anticipato, le testimonianze raccolte sono sedici: le prime otto, sono già state raccontate. Oggi, vi proponiamo altre otto storie: la loro vita, il loro coraggio, la loro professione.

LE TESTIMONIANZE: MARCO RAGUSA, MATTEO IANNIZZOTTO, MORENA CUTELLO, NADIA AHMED, SONIA SAVASTA, VANESSA GRAVINA, VITO GUASTELLA E VITO SALERNO.

Marco Ragusa, 25 anni, vive da tre anni a Malta: “Quando sono partito non avevo nessun contatto, soltanto il numero di un agente immobiliare preso da internet che poi mi avrebbe aiutato a trovare una casa in affitto. Prima di trovare lavoro ho affittato un appartamento per due mesi. In questo arco di tempo sono riuscito a trovare un impiego in un salone di parrucchiere, il mestiere per il quale ho studiato e praticato per diversi anni in Sicilia. Per più di due anni ho continuato a lavorare nello stesso salone in un clima di assoluta accoglienza finchè, spinto dalla voglia di crescere professionalmente, grazie all’appoggio della mia compagna e della sua famiglia, ho avviato la mia attività”. Un bel traguardo, dunque, ma all’inizio non è stato facile: “Non poche sono state le difficoltà iniziali, essenzialmente per via della lingua e qualche leggera differenza culturale con cui oggi ho imparato a convivere e ad adattarmi grazie alla capacità di accoglienza di questo popolo”. E l’Italia?: “Indubbiamente quando ci si trova all’estero, tanta o poca che sia la distanza porta sempre un richiamo da parte della terra natia. Guardando ad un futuro lontano immagino di godere della mia pensione nella mia terra. Sono tante sono le cose di cui si sente la mancanza nel momento in cui ci si allontana dalla propria terra: la famiglia, gli amici, i luoghi, i sapori e tutto ciò che concerne i nostri ricordi”.

Storia completamente diversa quella di Matteo Iannizzotto, 24 anni, oggi residente a Parigi, ma in giro per l’Europa già da due anni, avendo vissuto a Liverpool e in Germania. Un lavoro, quello di Matteo, molto particolare: “Mi occupo di sviluppo software per il back-testing di strategie di trading sul mercato valutario basate su indicatori semplici e complessi di analisi tecnica. E’ il lavoro che avrei voluto fare, ma non esattamente quello per cui ho studiato. Ho studiato finanza quantitativa, dunque apprendendo tutti i concetti che uso quotidianamente nell’implementazione dei software, ma non ho mai studiato informatica (se non qualche base di programmazione e data management) che tuttavia è la mia più grande passione da circa 3 anni che ho coltivato da me tramite esperienze personali e professionali”. All’estero, Matteo si trova molto bene: “L’estero mi ha dato uno stipendio, un lavoro, un futuro, ha dato valore ai miei sacrifici. L’estero mi ha insegnato a vivere e farmi la mia strada da me. Se all’estero metti passione e dedizione, se meriti qualcosa, otterrai quello che vuoi e starai bene. Mi rincresce dirlo, ma non è lo stesso in Italia, Paese splendido ma dove la meritocrazia è un miraggio e la strafottenza di moltissimi (dal piccolo cittadino che non paga il parcheggio o non chiede lo scontrino al bar, all’imprenditore che non assume lo studente per lo stage al grande governatore che non incentiva lo studio, l’occupazione, la produzione, l’industria etc.) sta distruggendo il Paese in maniera lenta e dolorosa”. Anche Matteo, come molti altri ragazzi, un giorno vorrebbe poter tornare a casa: “Ma ad una sola condizione che vedo quasi irrealizzabile. Vorrei un popolo informato, un popolo in grado di capire di cosa abbiamo bisogno, con senso civico, rispetto dell’altro. Questo basterebbe a ridarci i giusti politici che ci ridarebbero il lavoro, i salari, la produzione, la ricchezza ed il benessere che avevamo ed abbiamo perduto”. Certo, l’Italia manca: “Mi manca il clima e mi manca il cibo. Mi manca il mare. Mi manca non sentirmi strano se mi faccio il bidet o se mangio la pasta senza insalata. Mi manca leggere qualcosa, sentire qualcuno parlare e non impiegare il minimo sforzo per capire. Mi manca vivere in un posto in cui mi senta a casa, per quanto bene possa trovarmi all’estero”.

Morena Cutello, invece, è partita per l’Inghilterra da pochi mesi e oggi risiede a Londra. 26 anni, è una fashion designer: “Il mio obiettivo è raggiungere tutti i miei traguardi. I traguardi sono sfide ed io odio perdere le sfide. Vivo a Londra da 3 mesi. Un giorno sono andata in agenzia e mi sono fatta fare un biglietto di solo andata: oscillavo tra Londra e New York. Attualmente, lavoro in un hotel, mi serve per mantenermi l’affitto. Il mio lavoro è in -stand by- anche se ho progetti importanti nei mesi prossimi. Ho rifiutato degli Stage perchè non retribuiti e anche un lavoro interessante sempre nel mondo della moda a causa degli orari del corso di inglese. La mia priorità a Londra è imparare bene la lingua. Ogni mattina quando alle 7.15 apro gli occhi penso tutto quello che faccio è per il mio futuro”. Al momento, Morena sembra trovarsi molto bene in questa grande metropoli: “Londra è meravigliosa, non ti fermi mai. Puoi fare tutto quello che vuoi, quando vuoi , a tutte le ore, c’è sempre qualcosa da fare, da scoprire. E’ meraviglioso arrivare al corso d’inglese e parlare con spagnoli, colombiani, siriani, portoghesi, Bulgari, Brasiliani… Ognuno di loro ha una storia così diversa dalla tua che da tutta questa gente puoi solo imparare. Ovviamente Londra non regala nulla, è tutto sudato, mille volte rispetto all’Italia. Qui c’è da aprire gli occhi, se molli la cresta, Londra ti divora e sei perduto”. Al momento, il ritorno in Italia non è contemplato: “Quando mi sentirò pronta , dopo aver imparato tanto, dopo aver studiato, dopo aver girato tanto, forse tornerò e sarà allora che mi dedicherò totalmente al mio lavoro, al momento sono giovane per sottovalutare questo tipo di esperienze. Un giorno ai miei figli dovrò fargli capire che il mondo va vissuto perchè se la vita media è di 80 anni, non abbiamo poi molto tempo. Cosa mi manca di più dell’Italia? L’espresso a 0,80 centesimi di euro e il mare di Sicilia”.

Per una ragazza che si è appena trasferita, un’altra invece si trova a Londra ormai da diverso tempo: Nadia Ahmed, 32 anni. Nadia, gestisce un bar: “Non è facile vivere lontano da parenti e amici e soprattutto le abitudini sono molto diverse. Quando si va a vivere all’ estero devi confrontarti con una nuova cultura, una nuova lingua e quindi comportarti di conseguenza. Credo di parlare anche a nome di tanti altri ragazzi che vivono fuori. Molti, come me, sono andati via per avere la speranza di un futuro migliore visto che al momento la nostra amata Italia non ci offre granché purtroppo”. Da un punto di vista lavorativo, anche Nadia parla di gratificazioni personali che in Italia sembrano mancare: “Quando sono arrivata qui ho iniziato a fare lo stesso lavoro che facevo a Chiaramonte. Ovviamente non sapevo inglese ed era dura. Pian piano, però, ho raccolto i frutti del mio duro lavoro e dopo 4 anni gestisco un bar, I miei superiori apprezzano il mio lavoro e ho pure una famiglia che riesce a vivere decentemente con il mio stipendio. Se la situazione migliorasse in Italia io sarei la prima a tornare tra le mie amate montagne, ma adesso penso più a Chiaramonte come ad un sogno chiuso in un cassetto e mi limito ad andarci ogni volta che posso per far conoscere a mia figlia le mie radici e la vita semplice che si vive da noi”.

Restando sempre a Londra, anche Sonia Savasta, 29 anni, vive ormai nella capitale inglese da 4 anni: “Sono manager in training di un coffee shop, tipica caffetteria inglese in stile italiano ma assolutamente diverso dal nostro classico bar. Non si somministrano alcolici e la possibilità che tu riesca a crescere professionalmente è altissima e non importa che tu sia la figlia di o la nipote o l’amica di, la meritocrazia regna sovrana”. Anche Sonia, come molti altri ragazzi, ha sottolineato come a Londra i trasporti e l’organizzazione in genere sia “perfetta”: “Tutto funziona perfettamente, bus e metro garantiscono un buon servizio ai cittadini 24 ore al giorno; alcuni supermercati sono operativi tutto il giorno e se non dovesse essercene uno vicino casa tua, puoi sempre confidare in uno di quei negozietti chiamati “off licence” dove puoi trovare tutto ció che ti serve: dal cibo, ai prodotti per l’igiene personale e ovviamente tabacchi e alcolici.Se 4 anni fa avessi potuto dare uno sguardo sul mio oggi, credo non avrei potuto immaginare niente di simile”. Anche Sonia, però, continua ad avere il desiderio di poter tornare un giorno a casa: “Sono felice qui ma il desiderio di tornare a casa non mi abbandona mai. Tempo fa, dopo vari tentativi di trovare un lavoro in Sicilia, una mattina arriva una mail: qualcuno mi aveva risposto. A settembre compro un biglietto aereo diretto per Comiso, dove avrei dovuto tenere il colloquio il giorno dopo. Incontro il proprietario di un albergo, chiacchieriamo e lui si dimostra davvero interessato a me e alle mie esperienze lavorative. Il sogno di tornare a casa, diventava sempre piú reale ma dopo un’ora di domande di vario genere, il proprietario suggerisce che sia opportuno che io frequenti un corso prima di iniziare a lavorare per loro un corso che, comunque, non mi avrebbe garantito il posto ma che avrebbe garantito loro 2000 euro. Sono ritornata a Londra sconfitta e tradita dalla mia stessa terra”. Al momento, dunque, Sonia sembra aver abbandonato l’idea di tornare: “Al momento ho abbandonato l’idea di ritornare, piuttosto, continuo ad andare avanti. Sono convinta, a distanza di anni, che nessun posto potrà mai essere come casa tua. Ovunque io saró, non saró mai a “casa” e spero un giorno di poter fare ritorno in quella terra idilliaca chiamata Italia. Ma al momento, preferisco stare lontana da quella stessa terra che mi ha tradita e che continua a tradire quotidianamente il suo stesso popolo”.

Esperienza completamente diversa, quella di un’altra giovane chiaramontana: Vanessa Gravina, 26 anni, che in questo momento si trova a Vitoria, Espirito Santo, in Brasile. Trasferitasi da poco più di un mese, Vanessa lavora facendo corsi di conversazione in Inglese e spagnolo: “ Si tratta di un lavoro pertinente ai miei studi e mi dà la possibilità di migliorare le mie conoscenze ma vorrei fare altro. Mi trovo benissimo, ambientarsi non è mai facile ma ne vale la pena”. In merito al rapporto con l’Italia, Vanessa ha le idee chiare: “Non mi manca l’Italia, mi mancano le persone che ho lasciato in Italia. Tornerò con certezza e ripartirò verso altre mete con altrettanta certezza. Vivere fuori apre la mente, specialmente se si vive in posti completamente diversi dal proprio paese. Nel mio caso, vedendo il degrado di alcune situazioni, ho potuto apprezzare di più lo stato di benessere di cui gode l’Italia, ci lamentiamo della nostra istruzione, della salute pubblica ecc. ma non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere in Europa e ad avere quello che abbiamo. Dall’altro lato mi rendo sempre più conto di quanto l’Italia sia un paese bigotto, pieno di pregiudizi, superficiale e soprattutto fermo: non c’è crescita, non c’è cambiamento, ed è un peccato perchè l’Italia è il sogno di moltissime persone; qui in Espirito Santo in particolare, la maggior parte della gente ha discendenti italiani e tutti sognano di visitare il paese delle proprie origini. Gli Europei ci conoscono, sanno che l’Italia non è solo pasta, pizza e arte, ma anche corruzione, instabilità e staticità, ma fuori dall’Europa l’Italia ha un’immagine che a mio avviso non ci meritiamo”.

Ci spostiamo, adesso, sull’isola di Malta, precisamente a Naxxar, dove da circa due anni ci vive un altro nostro compaesano: Vito Guastella, 32 anni, addetto ai vini. Vito spiega: “In parte è il lavoro che ho sempre voluto fare. Mi trovo bene e un giorno vorrei tornare a casa. Rispetto all’Italia, l’estero mi ha dato la possibilità di confrontarmi con persone di varie nazionalità, ma dell’Italia mi manca la famiglia, gli amici e le tradizioni della mia terra. Ciò che mi conforta ma nello stesso tempo mi deprime è il constatare un continuo aumento di italiani all’estero in cerca di lavoro e di un futuro migliore; anche se sono convinto che chiunque nella vita debba fare un’esperienza all’estero”.

Spostandoci praticamente dall’altra parte del mondo, incontriamo in Australia Vito Salerno: 31, vive a Melbourne ormai da tre anni: “Sono Communication Officer per un’azienda che importa e distribuisce in Australia e Nuova Zelanda prodotti di Food & Wine italiani. Alcune delle responsabilità che ho al lavoro fanno parte del mio bagaglio acquisito con gli studi, ma mi occupo anche di tante altre cose che ho dovuto imparare sul campo. Certamente non è il lavoro che avrei pensato di svolgere quando mi sono trasferito in Australia, ma ho accettato la sfida e dopo tre anni posso dire che ne è valsa la pena. L’essere italiano e l’essere appassionato di buona cucina e buon cibo, credo che abbiano giocato un ruolo fondamentale per far risultare la mia candidatura vincente”. Anche Vito si trova molto bene all’estero: “ Nonostante io lavori per una grossa azienda, l’ambiente è molto amichevole e rilassato ed ho trovato degli amici, oltre che dei colleghi”. Trasferirsi all’estero, dunque, anche per Vito è stata un’occasione di crescita: “Prima di tutto ho avuto l’opportunità di confrontarmi con le mie competenze e capire il mio reale valore sul mercato del lavoro, con la possibilità di guardare al futuro, in termini di “ambizioni” in maniera più concreta. Poi certamente l’opportunità di imparare l’inglese, che mi ha dato accesso ad un universo di contenuti, finora sconosciuti. Infine, vivendo qui ho la possibilità di interagire con svariate culture diverse dalla nostra, conoscendole edesplorandone soprattutto la loro gastronomia, che è una delle mie più grandi passioni”. Anche Vito, come tanti altri, spera di poter tornare un giorno in Patria: “ L’idea di tornare in Italia è sempre presente. Tuttavia non ho ancora concretamente fatto dei piani che prevedono un mio rientro definitivo. Probabilmente arriverà il momento in cui proverò ad “avvicinarmi”, ma per adesso non prevedo nessun rientro. Mi accontento per adesso di tornare per le vacanze”. E, ovviamente, la mancanza delle perone care è il sentimento più forte: “Mi mancano la mia famiglia e i miei amici. Vivere così lontano non mi consente di essere presente nei loro momenti importanti e questo mi dispiace tanto. Per fortuna la tecnologia aiuta un po’ in questo senso. Inoltre mi manca molto il contatto diretto con la “contemporaneità”, per questo cerco di tenermi costantemente aggiornato su quello che accade in Italia. Anzi, approfitto dell’occasione per fare un saluto a tutti i miei concittadini che vivono all’estero”.

Tags: Chiaramontegiovani

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