Con l’andazzo che c’è oggi in politica, era impensabile ritenere che nel Movimento 5 Stelle non si verificassero contestazioni sulla linea politica e sulle scelte locali e nazionali. Anche se molti sono stati e sono attratti dal tentativo di fare politica in modo nuovo, con un partito o un movimento in cui quello che si è stabilito non venga disatteso, contestato o solamente criticato già all’uscita dalle riunioni.
La storia politica recente dell’Italia è costellata delle tante correnti di cui si possono vantare anche i partiti più piccoli, tutte espressioni lontane da qualsivoglia ideologia, nate solamente per acquisire visibilità e poter ambire a posizioni di potere.
Anche il Movimento di Beppe Grillo, dopo pochi mesi dall’esordio reale sul palcoscenico della politica, ha visto sorgere contrasti fra singoli esponenti e i vertici locali e nazionali del movimento: motivi del contendere sono state le apparizioni in TV, le interviste rilasciate senza autorizzazione, la mancata sollecita restituzione di parte dello stipendio e delle indennità da rifiutare.
Qualcuno si è prontamente adeguato ai diktat, qualcuno è stato ‘dimesso’, qualche altro si è dimesso da solo, rinnegando con facilità quanto, fino a pochi mesi prima, aveva professato agli elettori in tema di stipendi, indennità e auto blu.
Attualmente, l’unità del Movimento 5 Stelle soffre per la diffusa voglia di diversi parlamentari di poter procedere alla verifica di accordi con altre forze politiche, primariamente la sinistra. Dietro i dissidenti, che si espongono con dichiarazioni ufficiali, ci sono larghe fasce di esponenti 5 Stelle contrari alla linea dettata da Grillo e Casaleggio, una linea dura che non intende scendere ad accordi con gli avversari politici in cambio di qualche poltrona.
Il fatto del giorno è la scomunica della base palermitana nei confronti dei senatori siciliani Campanella e Bocchino, rei di avere tradito le istanze prime del M5S, con un comportamento, sin dalle prime battute della legislatura, teso alla necessità di doversi aprire all’accordo con altre forze politiche, nel tentativo di trasformare il M5S, allontanandolo dalle sue origini, attirando, altresì, un certo numero di pseudo-attivisti dell’ultima ora, pronti a cavalcare qualunque tipo di dissenso.
Come nelle migliori tradizioni politiche della prima e seconda repubblica, il tutto è condito da smentite, precisazioni, post su facebook e relative cancellazioni, con il suggello finale della nota sul blog del capo che costituisce sentenza definitiva.
Teatrino politico anche nel Movimento di Grillo che, alla fine, essendo anche un comico, non dovrebbe dolersene più di tanto.
Ragusa, uno dei due capoluoghi d’Italia amministrato dai 5 Stelle, per sua natura ‘’isola felice’’, non sembra risentire di queste fibrillazioni, anche perché il potere è conquistato e viene, quindi, meno il motivo del contendere.
Anche se i legami con Grillo e Casaleggio non sembrano quotidiani, con la maggioranza che si ritrovano, i 5 Stelle hanno instaurato una forma di quella ‘’dittatura soft’’ propugnata dal capo.
Il Sindaco e la sua Giunta amministrano da soli, alleati più formalmente che sostanzialmente, con due movimenti che li hanno sostenuti al ballottaggio.
Unità di fondo nei rapporti fra gli amministratori e la maggioranza consiliare grillina che approva e sostiene ogni provvedimento, considerandolo, addirittura, nelle dichiarazioni ufficiali, come anche suo.
Qualche posizione dissonante viene fuori dalla base, dal metup, ma resta circoscritta nell’ambito di una normale dialettica interna, come nel caso del rimpasto assessoriale, che veniva dato per imminente negli stessi ambienti pentastellati, con identificazione precisa dei nomi da sostituire e dei possibili sostituti, operazione che sarebbe stata bloccata appunto dal metup, vuoi per una sostanziale approvazione dell’operato degli assessori da sostituire, vuoi perché la base non approva metodologie da ‘’ancien regime’’.
Ma c’è chi sostiene che anche nel Movimento 5 Stelle di Ragusa cominciano ad affacciarsi gli appetiti di poltrone e incarichi, per cui ha fatto la sua apparizione anche la trattativa politica che ha allungato, a dismisura, i tempi dell’eventuale rimpasto.