Il 5 novembre quattro milioni e seicentomila siciliani saranno chiamati alle urne per l’elezione del Presidente della Ragione e dei settanta deputati dell’Assemblea Regionale. Un confronto, quello svoltosi ieri sera a Ragusa presso la sede del Movimento ecclesiale Comunione e Liberazione, pensato e voluto per far crescere una consapevolezza e con essa una idea sul voto. E’ stata una occasione per dare la possibilità ai differenti candidati ragusani di esprimere il loro punto di vista su argomenti ben definiti. Un’iniziativa che segna un cambio di rotta rispetto agli interventi gridati e accusatori. Un approccio di confronto educato e costruttivo sui possibili modelli di sviluppo economico per il nostro territorio.
Presenti Nitto Rosso (Alternativa Popolare), Orazio Ragusa (Forza Italia), che ha abbandonato però il confronto a metà dei lavori per altri impegni, Stefania Campo (Movimento 5 Stelle) e in ritardo ma pervenuto Giorgio Assenza (Diventerà bellissima). Grandi assenti Nello Dipasquale (PD) e Giovanni Mauro (Forza Italia). Organizzato da Comunione e Liberazione e moderato da Franco Portelli, il dibattito si è aperto prendendo spunto dal alcuni temi presenti in un documento prodotto dal centro regionale di CL in occasione delle prossime Elezioni Regionali. “Questa scadenza giunge in un frangente estremamente critico per la condizione della nostra Regione, – riporta il documento – che contribuisce ad ampliare a dismisura i sentimenti che accompagnano ormai da tempo la politica nel nostro paese: delusione e disillusione, diffidenza e scetticismo, disaffezione e sfiducia”.
Svariati i temi presi in considerazione dall’economia, alla disoccupazione e dalla fuga dei nostri giovani in paesi dove è più semplice trovare occupazione alla crescita dei settori predominanti fra cui agricoltura e turismo, dalla formazione alle start up per concludere con il concetto di famiglia.
Nitto Rosso è intervenuto sulla necessità di un confronto sull’economia reale ed attuale, spiegando come il sistema oggi è collassato e può ripartire solo favorendo i redditi più bassi per alzare il livello della domanda. “Importanti economisti di livello mondiale si sono riuniti per parlare del modello Sicilia e tutti hanno concordato che occorre un’iniezione di liquidità per far ripartire questa macchina” afferma Rosso. “La programmazione comunitaria serve invece per creare investimenti, per migliorare la competitività del nostro prodotto o per creare nuove start up. Il turismo rappresenta un settore inesplorato dove possono crescere nuovi investimenti, ma occorre fare sistema con l’enogastronomia che resta il principale volano economico della nostra terra”.
Orazio Ragusa punta, invece, sull’aver creato una proposta valida con sette punti per il suo territorio, affermando che non andare a votare significa cedere spazio a quei gruppi che si sono ben organizzati. Si accusa e si discolpa da solo, il candidato di Forza Italia, facendo un riferimento latente al suo cambio di casacca, per poi passare ad altri argomenti come sanità, fondi europei, formazione e conclude il suo intervento puntando sul bisogno di onestà da parte di tutti i soggetti e sul suo impegno per la sua terra.
Stefania Campo ha impostato il suo discorso basandosi sul programma dei grillini che punta al recupero dei centri storici anche facendo ripartire la formazione di mestieri antichi ormai persi. Il suo movimento ha richiesto un’indagine sulle nuove professioni previste per il futuro e il risultato ha portato ad attenzionare i settori della tecnologia e del turismo. Bisognerà quindi, disporre l’apertura di corsi professionali che si basino su questi. L’idea della Campo è prendere ad esempio le iniziative delle regioni più virtuose e ricopiarle nel nostro territorio, come ad esempio la possibilità di creare “orti nei balconi e pianerottoli o orti cittadini da far condividere fra gli abitanti di un quartiere”.
Giorgio Assenza ha colto l’occasione per puntare il dito contro il sistema di Crocetta che, a suo dire, dietro la ricerca di un’apparente legalismo ricercava invece la possibilità di accentrare e gestire il consenso derivante dalla formazione professionale. Ha legittimato tuttavia la chiusura di parecchi enti sostenendo che la formazione è stata gestita in passato da organizzazioni che hanno usurpato risorse pubbliche senza produrre un apprezzabile risultato. Anche in ordine alla burocrazia regionale il deputato uscente non ha mancato di rimarcare come la stessa risulta essere demotivata, scarsamente produttiva e ha avanzato la necessità di decentrare molte funzioni.