Dopo 23 anni la Corte d’appello di Catania ha ritenuto corresponsabile il comune di Vittoria (nella foto palazzo Iacono, la sede del municipio) dell’omicidio colposo dell’operaio Giuseppe Barone che morì annegato all’interno della condotta fognaria di contrada Forcone mentre era intento a riparare una valvola elettrica difettosa. Era il 6 dicembre del 1994 e l’operaio scese da solo nel pozzo senza cintura di sicurezza e senza un altro operaio che avrebbe potuto prestare aiuto in caso di necessità. Il Giudice di primo grado aveva rigettato la domanda risarcitoria dei congiunti di Barone, la moglie all’epoca di 36 anni, ed i figli rimasti orfani di 16 e 7 anni, considerando prescritto il reato. La Corte di Appello di Catania, facendo proprie le argomentazioni della difesa dell’operaio, rappresentata dall’avvocato Anna Iachella, ha ritenuto erronea la decisione del Giudice di primo grado, in quanto i congiunti dell’operaio, nel processo penale per omicidio colposo aperto a carico dei datori di lavoro, si erano costituiti parte civile interrompendo così la prescrizione anche nei confronti di altri corresponsabili ovvero condebitori solidali come appunto il Comune di Vittoria.
Secondo la normativa di sicurezza nei luoghi di lavoro anche il committente è obbligato ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità e la salute dei lavoratori, ancorché dipendenti dell’impresa appaltatrice. L´istruttoria ha dimostrato che il Comune, all’epoca dei fatti non adottò tutte le misure necessarie a proteggere il lavoratore. La Corte di Appello ha liquidato «una somma che risulta sicuramente commisurata alla grave tragedia vissuta all’epoca dai congiunti dell’operaio morto».