La Provincia Regionale di Ragusa abbandona il Consorzio Universitario. Dal 2014 la Provincia non finanzierà più l’Università, decretandone, in qualche modo, la morte.
A deliberarlo è stato Giovanni Scarso lo scorso 27 dicembre.
Visto che negli ultimi anni – si legge così nella delibera n° 236 – sono stati numerosi i soci che hanno via via abbandonato il Consorzio, determinando di conseguenza un concentramento degli oneri finanziari sulle spalle dei soci rimasti, l’Ente provinciale ha reputato opportuno fare un passo indietro. A parere di Scarso, infatti, la quota associativa è divenuta insostenibile, anche a causa dei vari tagli, regionali e statali, operati dalla finanza pubblica.
Se questo è un fatto, è anche vero che una tale decisione pregiudica irreparabilmente quel principio insito proprio nell’idea prima del Consorzio Universitario, che aveva tra le sue più alte finalità quella di promuovere la formazione e la formazione universitaria nel territorio ibleo.
La rescissione dal patto e quindi l’ineluttabile morte dell’università iblea, determina un sicuro danno socio-economico e culturale per il territorio, parliamo di opportunità che verranno a mancare, ma anche del futuro di quelle 32 famiglie che oggi vivono grazie all’esistenza dell’università.
Atti così rivoluzionari o se si vuole di una tale importanza forse avrebbero bisogno di una maggiore ponderatezza.
A questo punto ci chiediamo dov’è la nostra classe politica, che dovrebbe rappresentare la prima garanzia per il nostro territorio e che invece ha taciuto od ignorato la portata di un tale provvedimento. Perché nessun politico, locale, regionale o nazionale, ha mosso un dito per ridiscutere questa questione, per porre un argine a quella che tranquillamente possiamo considerare come la messa in liquidazione del nostro territorio. Inoltre, va appena ricordato, che l’avvocato Scarso non ha i titoli per fare il Commissario e quindi quest’atto che valore ha?
A destare, in fine, qualche perplessità è anche la tempistica di questa delibera, che stride fortemente con la data fatidica del 31 dicembre, giorno in cui le Province dovevano estinguersi. Quanto è funzionale, legittimo, valevole, ma non da un punto di vista giuridico, ma metodologico, dar il là ad una tale decisione, a 4 giorni dalla scomparsa delle Province e quindi dei commissari?
Discutere di Province oggi, specie dopo la sconfitta di appena 24 ore fa del Governo Crocetta proprio su questo tema, significa addentrarsi in un campo minato. Ad oggi infatti ci sono altri 45 giorni entro i quali l’Assemblea regionale deve decidere se le provincie continueranno ad esistere o meno. Alla luce di ciò sarebbe forse il caso che il commissario Scarso ripensasse il suo provvedimento, facendolo respingere dal Consiglio provinciale, che poi è rappresentato dalla sua stessa persona.