A Ragusa non mancano mai tematiche e soggetti meritevoli di adeguato palcoscenico. L’ultima commedia esilarante si consuma ai danni del calcio cittadino e dei suoi, in verità pochi, sostenitori appassionati.
Da anni, ormai, lo sport agonistico a livello locale soffre della crisi economica che, inevitabilmente si riverbera nella gestione delle piccole società dilettantistiche. Sono poche le realtà che, con gestioni oculate, riescono a tirare avanti.
Il calcio vive maggiormente il momento di difficoltà perché i costi per mantenere la squadra sono diventati insostenibili: iscrizione al campionato, stipendi dei giocatori, trasferte, costi di tecnici e collaboratori sono le voci che rendono impraticabile ogni tentativo di gestire una squadra.
Sono finiti i tempi dei cospicui contributi comunali, le sorti della società calcistica, come di quelle di altri sport, sono affidati esclusivamente alla munificenza di qualche imprenditore che, oltre alle possibilità economiche, deve avere anche la voglia e la passione per ‘fare’ il Presidente. Per alcuni è solo un gioco, come tale destinato a stancare sul periodo medio-lungo, per altri un mezzo per acquisire visibilità, per fare passerella, spesso non supportalo da adeguata consistenza economica, quantomeno da destinare alla causa. Se a tutto si aggiunge l’esiguità del pubblico pagante e il totale disinteresse, nel tempo, per i vivai che potrebbero costituire la fonte di sostegno economicamente più valida, si comprende come si sia arrivati all’attuale stato di cose.
Il periodo recente della gestione Rimmaudo è stato, per il calcio ragusano, forse, il canto del cigno.
Un Presidente riservato, un imprenditore non ricchissimo ma solido, una gestione attenta che era riuscita anche a riportare il pubblico sugli spalti del Selvaggio, ma niente di più dalla classe dirigente e imprenditoriale della città che ha mostrato, se non disinteresse, quantomeno indifferenza pur di fronte ad una gestione seria e promettente.
Il suggello ad una realtà che, in fondo, si conosceva da tempo: il calcio a Ragusa non ha proseliti, tutt’al più si può mettere insieme una squadra per un torneo intercomunale, già a livello interprovinciale comincerebbero a sorgere difficoltà.
Sulla vicenda calcio si innescano scenari che meriterebbero ben altri palcoscenici: a parte il turbinio di Presidenti e relative dirigenze di sconosciuta provenienza e consistenza economica che hanno affascinato il pubblico e la stampa ragusana al pari di una bella nevicata che ha reso, solo per un giorno, sfavillante il paesaggio dell’ambiente calcistico, sciogliendosi poi come neve al sole, domina, in queste settimane, il fenomeno delle cordate di imprenditori ragusani che anelano a salvare la squadra e la società.
Mutuando il termine dagli ambienti dell’alta finanza si scoprono questi gruppi intenzionati a mostrare le capacità per far uscire la società dalla crisi: ma non si conoscono i nomi, non si fanno trapelare le consistenze economiche, non c’è l’ombra di programmi seri e definiti né di consulenze e collaborazioni competenti, oggi indispensabili nel mondo del calcio. Solo voglia di fare passerella, di partecipare magari a qualche riunione su tavoli altrimenti inarrivabili, qualche indiscrezione sui giornali, fomentata ad arte, poi la trattativa andrà in fumo per l’impossibilità di trovare un accordo fra le parti (ma quali?).
Fortuna che, al di là delle scelte che saranno fatte, anche il primo cittadino si rende conto della indifferibile esigenza di dotare la città di un teatro.