Lo scorso 30 dicembre il Comune di Ragusa ha approvato, con la determina dirigenziale n° 2210, lo stanziamento di 101.504 euro per la redazione del piano di intervento di un nuovo progetto per il servizio della raccolta differenziata. In altri termini, il Comune ha esplicitato la sua intenzione di riscrivere l’attuale capitolato d’appalto, un passo indispensabile se si vuole attuare quella rivoluzione che questa Amministrazione ha promesso in materia di gestione dei rifiuti.
Il capitolato d’appalto è l’accordo, il contratto, tra l’Ente appaltante, il Comune di Ragusa, e la ditta vincitrice della gara, in questo documento sono esplicitate tutte le condizioni poste unilateralmente dall’Ente appaltante alle ditte che partecipano alla gara. Per esempio vengono definite le caratteristiche a cui deve rispondere la ditta, le modalità con cui il servizio va espletato e sopratutto le finalità che si vogliono raggiungere, oltre alle penali per la ditta aggiudicataria, qualora non rispettasse gli accordi e gli obiettivi fissati.
Di norma questi progetti, sui quali poi vengono costruite le gare d’appalto, vengono redatti dai tecnici dell’amministrazione. Non questa volta, però.
Il Comune si rivolge all’esterno a dei liberi professioni, che qualora accettassero le condizioni poste dal Comune e la loro offerta risultasse la più vantaggiosa verrebbero incaricati dallo stesso di svolgere questo lavoro. A dire il vero, in questa delibera, l’ingegnere Giulio Lettica, dirigente del settore ambientale nonché autore dell’ultimo capitolato, scrive che una ricognizione è stata fatta tra le professionalità in forza al Comune, ma che il carico di lavoro, che in questo momento grava sui tecnici, non permette a questi ultimi di impegnarsi in altro. Pare, infatti, che in corso ci sia un’emergenza idrica in concomitanza alla progettazione e alla costruzione di alcuni loculi e ossari. Questa mole di lavoro non permetterebbe, a sopracitati tecnici, di svolgere altre attività, anche perché ci sono alcune scadenze da rispettare.
Ora, ignorate quelle dicerie che spiegherebbero tutto ciò come un atto ostruzionistico da parte di alcuni dirigenti, ostruzionismo nato da una guerra tutta interna al Comune, tra dirigenti e amministrazione, la domanda che ci poniamo, se ci è permesso farlo, è come può un’organizzazione piramidale, quale è un Ente locale, non riuscire ad imporre ai suo professionisti un dato lavoro? Visto l’urgenza e l’importanza della realizzazione di questo documento è mai possibile che il Comune non trova una soluzione basandosi sulle professionalità al suo interno? Se non mi sbaglio, qualcuno mi perdonerà per l’eccesso di domande, non esistono per gli enti locali i “Progetti-obiettivi”? Ovvero visto che devo raggiungere un dato risultato, costruisco un progetto ad hoc, che commissiono ai miei dirigenti, i quali lo dovranno svolgere al di fuori del normale orario lavorativo, per un compenso che si stabilisce in comune accordo. Forse non era attuabile.
Ma ancora, può essere che non esistono dei tecnici atti a questo scopo nei comuni limitrofi? Ma siamo sicuri che neanche tra i dirigenti provinciali o tra gli alti funzionari di quello che fu l’Ato Ambiente, non ci sono professionalità in grado di stilare questo progetto secondo le direttive dell’Amministrazione?
Inoltre in questi 101.504 euro il Comune ha conteggiato pure la somma di 6.404 euro per la Commissione che dovrà valutare i progetti e quindi scegliere il più economico ed adeguato alle esigenze dell’Amministrazione. La Commissione è interna al Comune, cioè è composta da dipendenti comunali, che già percepiscono uno stipendio, perché gli si deve dà questo ulteriore compenso?
Forse no e perciò ci si rivolge all’esterno, con un maggiore impegno di spesa, che a mio modesto parere, che nessuno si inalberi, stride un po’ con il periodo di vacche magre quale è quello della spending review.
Per chi volesse prendere visione della determina può cliccare comodamente: detdir_2210_13