Con la nomina del nuovo commissario avevamo sperato che qualcosa fosse cambiato, ma ci sbagliavamo di grosso.
A 20 giorni esatti dal suo insediamento tutto tace. Non un atto, non una decisione, non una dichiarazione d’intenti, nulla di nulla, se si fa eccezione per l’ovvio giro di incontri istituzionali. In vero qualcosa la si era percepita il giorno stesso in cui la Floreno si insediò, ovvero quando incontrò la stampa e non seppe rispondere ad una sola domanda che questa le pose. Certo era il primo giorno e forse, come disse qualcuno, non voleva sbilanciarsi, ma le cose non sembrano stare così.
Erano 45 i giorni di commissariamento che l’attendevano, poi si doveva andare a votare, oggi scopriamo che molto probabilmente tutti questi commissari verranno ancora una volta prorogati. La riforma, sulla costituzione dei consorzi dei comuni, è così complessa che implica la proroga di tutti i commissari, quindi anche quello della Floreno, ma la provincia Regionale di Ragusa non può continuare a vivacchiare in questo limbo, va governata.
Riproponiamo e poniamo dieci questioni che esigono delle risposte.
Innanzitutto la posizione del dirigente Lucia Lo Castro che detiene le deleghe di due settori ad interim e non potrebbe farlo, visto che ricopre contemporaneamente il ruolo di controllore e di controllato. La Lo Castro riceve, per ogni delega, una indennità di risultato non inferiore a 1000 euro al mese, buon per lei, ma non si comprende il perché, ad esempio, uno dei due interim non è stato affidato all’ing. Corallo, che per anni ha retto il settore delle politiche comunitarie.
Rimane sospesa la questione del Consorzio universitario e di quella delibera di Giunta che attende una sua conferma con la deliberazione del Consiglio, il che sancirebbe la morte del Consorzio e dell’esperienza universitaria a Ragusa, o una sua revoca. La Provincia è o non è all’interno del Consorzio?
La situazione del dottor Raffaele Falconieri, comandante della Polizia provinciale, verrà regolarizzata o no? Il Tar e la Regione siciliana hanno detto espressamente che, nonostante il comandante della suddetta forza dell’ordine è equipollente a qualsiasi altro dirigente, egli non può svolgere funzioni amministrative. Allora come può Falconieri lavorare nello staff del Gabinetto del commissario?
L’immobilismo in cui versa l’Ente non può non incidere direttamente sulla gestione del suo patrimonio. Quale profilo, quale indirizzo sta attuando la Provincia in tal senso? Uno stato di cose che coinvolge immancabilmente l’indotto. I pagamenti nei confronti delle ditte, che continuano ad erogare i loro servizi, sono bloccati da mesi, con un gravissimo danno per le casse di queste aziende. Una politica questa che ignora pericolosamente i principi enunciati nel decreto legge sull’anticorruzione. Questo stato di cose non può non ricadere sull’attività dei funzionari stessi dell’Ente, costretti ad una immobilità forzata, ad una pericolosa inedia, come qualcuno vocifera nei corridoi del Palazzo di via del Fante.
Parlando ancora dei funzionari, e siamo alla settima questione, risultano violati i principi di pari trattamento tra i dipendenti. Perché, infatti, ad alcuni è stata riconosciuta l’alta professionalità mentre ad altri, seppure molto qualificati, è stata negata ogni spettanza aggiuntiva?
E ancora come mai non sono stati attivati i laboratori per gli alunni del liceo agrario di Vittoria? Verrà fatto? E quando? Il nostro commissario, visto che Scarso non lo ha fatto, ha un piano per rivalorizzare il centro di ricerca di c.da Perciata?
In fine le ultime due questioni. Il commisario Floreno ha un’idea in favore del distretto turistico? Cosa si sta facendo, cosa si sta programmando? Il turismo svolge un riuolo di capitale impoertanza per la nostra economia, non è un settore che può esser lasciato in balia di sé stesso.
Non è dato sapere, e questa è l’ultima questione, se la Provincia intende partecipare alla prossima stagione comunitaria 2014 – 2020, e soprattutto con quali progetti, e con quale programmazione.
Le questioni poste sul tavolo sono tante e non sempre di facile risoluzione. Naturalmente 45 giorni, qualora non dovessero sopraggiungere nuove proroghe, è un lasso di tempo insufficiente per rispondere adeguatamente a questi come ad altri temi, però questo non può rappresentare una giustificazione per questa accidia che ormai pare pervadere l’Ente provinciale. Il territorio esige risposte.