Istituzioni, politici, sindacati tutti immobili davanti alla crisi che trascina Ragusa: crisi che risulta più grave perché la discesa ha avuto inizio da livelli più alti che nelle altre province dell’isola, perché la classe politica ha dimostrato, finora, l’incapacità di arginare, quantomeno il fenomeno.
Ci trastulliamo con il raddoppio della Ragusa-Catania, parliamo di autostrada mentre sobbalziamo sulle buche di casa nostra, tutti hanno competenze su porti e aeroporti ma il turismo è in stato comatoso come la cultura e i beni culturali.
Siamo arrivati al punto che la visita privata di un assessore o di un uomo di spettacolo diventa non solo notizia ma segnale della vivacità del territorio.
A tutti questi ‘scienziati’ dell’economia e del marketing territoriale sono sfuggiti, uno appresso all’altro due importanti segnali, o, forse, non sono stati nemmeno considerati.
Ieri sera si sono sovrapposte due immagini contrastanti: la tribuna vuota dello stadio ‘Aldo Campo’ di Ragusa, simbolo dell’ennesimo fallimento del calcio locale e il PalaMinardi stracolmo in ogni ordine di posti.
Nessuno oggi, fra quelli che sono adusi giornalmente a sfornare comunicati come grissini, ha avuto il buon senso di cogliere una spia che, una volta tanto, si è accesa in senso positivo.
Così come nessuno ha mosso un dito contro gli affari che si muovevano attorno alla squadra di calcio locale, legittimi ma lontani, anche in termini di benefici economici, dalla nostra realtà economica, disinteressandosi per un declino che diventava ogni giorno più incontrollabile, nessuno comprende quello che si sta muovendo attorno alla realtà della squadra di pallacanestro femminile, la Passalacqua Spedizioni che risiede, ormai stabilmente, ai piani alti del basket femminile e ha proiettato Ragusa nel panorama nazionale non solo sportivo.
Gli sportivi guardano ai successi dal loro punto di vista, altri non hanno saputo cogliere l’aspetto importante che ha travalicato tutto: la passione e le competenze imprenditoriali messe al servizio della Società di basket e della società ragusana hanno coinvolto l’opinione pubblica.
A Ragusa non ci sono tremila appassionati competenti di basket femminile: ci sono invece migliaia e migliaia di comuni cittadini che sono vivi, lo vogliono dimostrare, intendono aggrapparsi a questo ‘tir’ che, hanno capito, li può portare lontano. Altrimenti inspiegabile un afflusso così massiccio, un interesse alle stelle di gente che, ancora, non conosce bene nemmeno le beniamine locali e solo da poco ha iniziato a capire dove stanno San Martino di Lupari o Umbertide.
Il silenzio delle forze istituzionali e della classe imprenditoriale è testimonianza del fatto che non si è capito nulla: Ragusa ospiterà, addirittura le finali di Coppa Italia, ma tutto tace.
Simbolo dell’indifferenza anche lo sparuto numero di cartelloni pubblicitari, le cui poche presenze, cartina al tornasole di una gestione approssimata, sono state ridotte di prestigio da dimensioni degli spazi a livello oratoriale.
Per restare al settore sportivo, già trent’anni orsono, Passalacqua, il padre dell’attuale Presidente, era ai vertici dello sport nazionale con l’Aurora Giarratana di pallavolo femminile, il territorio non comprese lo sforzo e le potenzialità, distratto dalle sirene di calcio e pallacanestro.
Fare passare anche questa volta il TIR di Passalacqua senza approfittarne, lascia senza parole anche per un breve commento.