Dopo domani Ragusa ritorna a parlare di unioni civili. O sarebbe meglio dire parlerà di unioni civili, visto che nella scorsa seduta, i pochi consiglieri d’opposizione presenti, fecero di tutto affinché la discussione slittasse ad un altro giorno.
Il dibattito si preannuncia interessante anche perché tocca le sensibilità dei diversi consiglieri, che al di là delle proprie convinzioni, staranno attenti a non indispettire il proprio elettorato. La discussione è squisitamente ideologica, moralmente giusta, ma ancora non del tutto digerita dalla società italiana. L’istituzione del registro delle unioni civili, in effetti poco sviscerato, come denuncia il consigliere di Megafono, Mario Chiavola, si preannuncia tutta in salita. Non c’è stato un dibattito pubblico; è vero che la cittadinanza, tramite il Movimento Partecipiamo, ha presentato lo scorso 16 luglio una petizione per la sua istituzione, ma sarebbe stato interessante conoscere le opinioni dei vari consiglieri, sarebbe stato utile un dibattito aperto affinché venisse coinvolta anche la popolazione, che nulla sa della petizione e del registro.
Nonostante la bocciatura per incostituzionalità dell’articolo sulle coppie di fatto della finanziaria regionale, non c’entri nulla con la discussione che avverrà in Consiglio, siamo certi che questo precedente giocherà a detrimento del dibattito, possibilmente portandolo su altri binari che nulla hanno a che vedere con la realtà ragusana. L’incostituzionalità ravvisata dal prefetto Carmelo Aronica non riguarda, infatti, le unioni civili in sé, ma la copertura finanziaria ed il fatto che estendere le agevolazioni economiche della famiglia tradizionale alle coppie di fatto, in una regione dove la totalità dei comuni non contempla il registro delle unioni civili, creerebbe un’effettiva disparità fra i cittadini siciliani.
L’istituzione di questo registro pone un altro ordine di problemi, ben più complesso. Ossia la valenza effettiva del registro, che come si sa non è giuridica ma amministrativa. In pratica, non esistendo una copertura, una legittimazione legislativa a livello nazionale, quale sarà la reale portata del registro? Come verranno risolti quei conflitti che probabilmente sorgeranno dal naturale intreccio di ambiti comunali ed extracomunali? Per esempio, se la Regione non riconosce le coppie di fatto, come l’Asp, che da essa dipende, si rapporterà con la coppia di fatto? Cosa succede, ancora, se uno dei due conviventi, il proprietario della casa, dovesse morire? L’altro quale diritto ha sull’appartamento, può continuare ad abitarlo? Il registro in tal senso ha un valore? Queste sono tutte domande che ad oggi non hanno risposta, speriamo però che martedì, questi come altri argomenti verranno affrontati dai nostri politici.