“In queste due settimane non ho voluto parlare. Ma dopo ieri, ovvero dopo l’interrogatorio del pubblico ministero, ho deciso che era giunto il momento di fare un po’ di chiarezza”, inizia con queste parole la conferenza stampa di Innocenzo Leontini.
Prima di affrontare le vicende giudiziarie riguardanti le spese all’Ars, l’onorevole ha voluto ricordare come il Tribunale di Catania, in merito alle indagini sulla Commissione di invalidi civili dell’Inps, non “ha ritenuto possibile creare una piattaforma indiziaria a carico degli indagati per il reato di associazione a delinquere”, in altri termini, nell’ordinanza emessa pochi giorni fa dal Tribunale decade il capo d’accusa più importante e si afferma espressamente l’impossibilità di confermare l’intero impianto accusatori, per mancanza di reali prove. Naturalmente questo non è un giudizio di assoluzione, ma diciamo che poco ci manca.
“Fa molto male subire ingiurie senza avere alcun torto. Si tratta di condanne preventive, pregiudiziali”. Ha dichiarato l’ex capogruppo del Pdl al Parlamento siciliano, che prosegue: “io non sono accusato di aver utilizzato un solo euro del contributo al Gruppo Parlamentare per miei interessi o per utilità personali e questo è il primo dato inequivocabile. Della spesa contestatami, circa il 94% riguarda stipendi e spettanze varie al personale dipendente dell’Ufficio del Gruppo Popolo della Libertà. Ecco perché qualcuno ha scritto che Leontini è il capofila della spesa abusiva”. Va ricordato che i 27 dipendenti del gruppo sono lavoratori ingaggiati con un contratto a tempo indeterminato dalla Regione, la quale, in base ai risultati elettorali, alle percentuali, smista ai vari gruppi parlamentari questi collaboratori.
“Non so immaginare – continua l’onorevole Leontini – come avrei potuto fare diversamente giacché si è trattato di personale che ho integralmente ereditato dai miei predecessori. Non ne ho mai toccato né lo status giuridico né quello economico. Da questa spesa derivano gli 800mila euro dei quali, senza questa precisazione, molti hanno parlato”.
Quindi il 94% delle spese contestate (circa 800 mila euro) riguarda i dipendenti dell’Ars, il 6% rimanente, 75 mila euro, sono somme che il capogruppo ha speso per finalità istituzionali, in 54 mesi. La tempistica non è da sottovalutare. Ovvero il Pdl, in quanto Gruppo, ha speso 1.388 euro per ogni mese per quattro anni e mezzo.
I 75 mila euro sono così ripartiti: 15mila euro per spese legali ossia quando la Borsellino contestò il risultato delle urne, il Pdl ingaggiò un avvocato. 8.304 euro per necrologi, pubblicati sui tre principali quotidiani siciliani e sul Corriere della Sera e su La Repubblica. 10.560 euro sono serviti per pagare l’affitto di locali per lo svolgimento di convegni, pranzi o cene effettuati da tutto il Gruppo per motivi politico-istituzionali, spesso alla presenza di membri del Governo nazionale o altre autorità di Stato. 15mila euro per l’utilizzo da parte di tutto il Gruppo (deputati e dipendenti) del ristorante dell’Ars, per prestazioni che si verificavano in occasione di non stop parlamentari o di eventi particolari, come ad esempio l’approvazione della Finanziaria (una spesa mensile, per deputato di 8 euro). Altri 10mila euro per l’acquisto di oggetti da riservare a nome di tutto il gruppo, in determinate occasioni, natalizie, pasquali o celebrative di ricorrenze, ad autorità civili, religiose o a rappresentanti di enti.
Ricordiamo che l’Assemblea Regionale Siciliana dà ogni mese, per ogni deputato 3.350 euro, in quanto appartenente ad un Gruppo, al Pdl, di allora, il più grande Gruppo parlamentare della storia, ricevette ogni mese per quattro anni e mezzo 100 mila euro. Somme che vanno naturalmente rendicontate. Secondo il decreto regionale n°86 del 2006, solo il 10%, della suddetta somma (10 mila euro) può non esserlo ed esser impiegata a discrezione del capogruppo. “Non solo ho presentato le pezze d’appoggio per tutte le spese sostenute – dichiara Leontini – ma ho fornito la rendicontazione pure di quel 10%. Ecco perché mi rimangono oscure le motivazioni delle indagini nei miei confronti. Questo è tutto, non ritengo di aver commesso alcun abuso – ha concluso Leontini – Certo i tempi cambiano. Se di questo cambiamento fa parte l’improvvisa ed esemplare punibilità di condotte fino al giorno prima considerate legittime, non so opporre altra resistenza se non quella di documentare con tutte le mie forze la correttezza del mio operato”.