Un successo indiscutibile per il Movimento Partecipiamo e una dimostrazione di unità per il Movimento 5 Stelle che ha sostenuto, senza riserve apparenti, l’operato della Giunta Piccitto. Sono questi gli aspetti preponderanti di una normale vicenda politica per la vita amministrativa di una città, purtroppo inquinata da motivazioni ideologiche, etiche e giuridico amministrative che, provocando anche una buona dose di confusione, hanno enfatizzato fin troppo il tema in oggetto.
Alla fine l’ampio e sereno dibattito democratico, svoltosi all’interno della seduta del Consiglio Comunale, ha dimostrato come, fino a quel momento, c’era stata solo scarsa informazione e inutile tensione, provocate entrambi da un approccio distorto alla problematica.
Approccio distorto alimentato anche da una comunicazione, dei promotori, della stampa, dei consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, ma soprattutto degli oppositori del provvedimento, mirante più a non irritare la suscettibilità della cittadinanza che a mettere sul tavolo, nuda, tutta la verità.
Quanti sono stati a favore dell’iniziativa hanno parlato solo di misura non in antitesi con il matrimonio, mirante solo ad attenuare la situazione di svantaggio delle coppie di fatto rispetto a quelle tradizionali, nell’ambito esclusivo di competenza di delibere comunali che devono evitare condizioni di svantaggio economico e sociale, in ossequio agli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana.
Anche i promotori di una petizione presentata all’ultimo momento, nelle ultime 24 ore, dopo che la petizione era stata messa in atto nel scorso mese di maggio, le firme presentate a luglio e ad ottobre il provvedimento della Giunta comunale, hanno inteso girare attorno alla sostanza della questione: eccepite riserve in tema di status delle persone, di interferenza con la legislazione in materia anagrafica e di stato civile, di competenze del Consiglio comunale sulla materia unioni civili, unitamente a tutta una serie di considerazioni di ordine giuridico di indubbia valenza sostanziale.
Per inciso va esaltato il ruolo della Presidenza del Consiglio che, astenendosi dal merito della questione, ha voluto ribadire questioni di metodo per la petizione, criticando inaccettabili tentativi di bloccare l’attività consiliare, peraltro già avviata, che, ove avallati, avrebbero potuto costituire scomodo e specioso precedente.
L’intervento del Sindaco Federico Piccitto è stato incentrato sulla tutela dei diritti che sono di ogni persona, sulle risorse che debbono essere destinate a tutti, per un atto di tipo inclusivo che mira a non determinare divisioni: solo sfiorato nell’incipit dell’intervento il cuore della problematica. “Il registro delle unioni civili è una opportunità che diamo a tutti quelli che, indipendentemente dal sesso, vivono insieme”
Più esplicito l’Assessore Flavio Brafa che, con un intervento chiaro, senza giri di parole, ha sdoganato l’essenza dei contrasti e della diversità di opinioni: ‘Momento importante di conquista di civiltà, in ossequio agli articoli 2 e 3 della Costituzione, tutela dei diritti inviolabili per affermare assoluta pari dignità senza alcuna distinzione’. Citazioni di sentenze della Corte Costituzionale hanno riguardato la tutela dei diritti delle copie omosessuali, nel rispetto di una giurisprudenza che si muove a grani passi verso il pieno riconoscimento delle unioni e della convivenza di persone dello stesso sesso legate da vincoli affettivi.
Anche gli interventi più pregnanti, quali quelli de consiglieri Massari e Maurizio Tumino, che hanno affrontato più degli altri i temi etici legati alla questione, hanno evitato di mettere in primo piano gli aspetti legati alle unioni fra persone dello stesso sesso, con invidiabile perizia dialettica su temi in cui, per primo chi scrive, non si ammettono possibilità che nel bianco e nel nero ci possano essere sfumature.
Dirimente è stato, nel contesto della discussione generale, l’intervento dl consigliere Stevanato, del Movimento 5 Stelle, che, nel rilevare il valore eminentemente simbolico dell’atto, da cattolico e da sposato in Chiesa, ha voluto esaltare la tutela di tutti i cittadini, menzionando, cosa questa tralasciata dagli altri sostenitori del Registro, i benefici e i diritti previsti dalla legislazione vigente, inerenti l’edilizia abitativa pubblica, il rilascio di permessi e agevolazioni per conviventi, il riconoscimento di diritti legati alla salute e alla morte di uno dei conviventi.
Il consigliere Stevanato, oltre ad una disamina degli aspetti legati ad alcuni articoli della Costituzione Italiana, ha posto l’attenzione su una misura che non può colmare il vuoto normativo sui diritti delle famiglie di fatto, ma costituisce passo fondamentale per avviare un ineludibile processo di sempre maggiore integrazione delle coppie omosessuali che si impone nelle società civili evolute, superando le inevitabili non condivisioni sulla materia che derivano da posizioni cattolico-integraliste che mal si adattano ai principi, sempre più diffusi e accettati, di laicizzazione politico-sociale, avulsi da preconcetti di ispirazione dogmatica o settaria.
Alle conclamate aperture degli alti gradi della Magistratura italiana che hanno sancito il pieno riconoscimento della famiglia omosessuale e hanno attribuito alle coppie dello stesso sesso la titolarità al diritto della vita familiare, fanno eco le parole del Papa che invita all’accoglienza e al rispetto delle coppie di fatto, mentre il nostro Vescovo, ha precisato ancora Stevanato, esprime giudizi sulle unioni civili improntate alla comprensione e alla separazione tra il livello civile e quello religioso, richiamando l’esigenza di trovare un nome diverso dal matrimonio per quelle unioni fra persone dello stesso sesso che decidono di vivere insieme, riservando alla Chiesa il solo giudizio morale nell’auspicio di un riconoscimento dello stato per le unioni omosessuali.