Parliamo di fondi europei per l’agricoltura, di fondi per il recupero dell’edilizia rurale. Sino ad oggi Ragusa non aveva potuto partecipare alla programmazione del Psr (Programmazione sviluppo rurale) a causa di certi parametri stabiliti dal Ministero.
L’on. Nello Dipasquale, anche alla luce del dibattito emerso ieri in Commissione parlamentare Attività Produttive, ha incontrato stamani i responsabili del dipartimento preposto ottenendo l’utilizzo di nuovi criteri che permetteranno anche al territorio di Ragusa di accedere alle provvidenze previste dalla nuova programmazione del Psr.
“Era una battaglia che finora nessuno aveva pensato di portare avanti fino in fondo – spiega l’on. Dipasquale – Avevamo subito una grande ingiustizia durante la precedente programmazione. Se Ragusa non è un Comune rurale, allora in Sicilia nessun’altro Comune lo è. C’è adesso l’impegno a rivedere i parametri e i criteri utilizzati in modo da consentire alle imprese ragusane di poter accedere a queste importanti risorse che serviranno a diversificare la produzione”. In precedenza non era stata tenuta in considerazione la reale caratteristica dei vari territori come nel caso di Ragusa, la cui area è stata considerata territorio urbanizzato, in cui il peso del lavoro agricolo era stato considerato significativamente inferiore rispetto ad altre aree e in cui la densità demografica media è elevata. “Eppure bastava farsi un giro nelle campagne iblee che circondano la città per rendersi conto che nell’altipiano vi sono innumerevoli aziende zootecniche della stessa tipologia, ad esempio, del vicino territorio di Modica – rileva Dipasquale – Si sono verificati casi in cui, ad esempio a San Giacomo, non è stato possibile accedere ai fondi europei per la realizzazione di impianti fotovoltaici attraverso la misura 311/B, mentre a Frigintini, ricadente nel Comune di Modica e divisa da San Giacomo da una strada, è stato possibile intervenire utilizzando la stessa misura. Insomma un paradosso che adesso verrà eliminato riconsiderando tutti i parametri più utili, dall’età della popolazione residente all’incidenza degli occupati all’interno delle aziende zootecniche, oltre al fatto nuovo rappresentato dall’adozione del piano paesistico che cambierà nel corso dei decenni l’organizzazione agricola aziendale del territorio ibleo”.