Tutti i quadri di Bacon sono devastanti, aggressivi, spietati, sembra racchiudano le urla di tutta l’umanità, nei suoi quadri si agitano belve feroci che non solo ruggiscono ma mordono e lacerano le carni delle loro vittime sotto i nostri occhi, assistiamo atterriti, ne vediamo schizzare il sangue, ne percepiamo l’odore.
I quadri di Bacon sono “spaventosi”, spaventa la mente-creatrice che c’è dietro, sembra che a lei tutto sia permesso, devasta i suoi corpi, li scioglie nel proprio vomito, li annega nei propri escrementi e il tutto senza rimorsi, perché sono corpi insignificanti, senza organi, sottomesse alle forze spasmodiche che li attraversano, li deformano, li sbriciolano e li sparpagliano fino ad annullarli.
«Bacon è pittore di teste non di volti. … Ciò non significa che la testa manchi di spirito, ma si tratta di uno spirito animale; disfare il volto, ritrovare o fare emergere la testa sotto il volto. … E i segni o i tratti di animalità non sono ulteriori forme animali, sono piuttosto spiriti che animano le parti ripulite, … non si tratta, … di un animale come forma, bensì dell’animale come tratto. … la pittura di Bacon crea una zona d’indiscernibilità, d’indecidibilità tra l’uomo e l’animale.
L’uomo diviene animale, … l’animale al tempo stesso diventa spirito… umano, spirito fisico dell’uomo presente nello specchio come Eumenide o Destino, … in Bacon, anche la Figura più isolata è già in sé una Figura accoppiata, l’uomo affiancato dal suo animale in una tauromachia latente. … La carne macellata è l’oggetto della pietà di Bacon, … non è carne morta, essa ha conservato tutta la sofferenza e ha assunto tutti i colori della carne viva. … ogni uomo che soffre è carne macellata. La carne macellata è la zona comune all’uomo e alla bestia, la loro zona di indiscennibilità … l’uomo che soffre è bestia, la bestia che soffre è uomo» (1).
Bacon non vuole fare una pittura sensazionale il che significherebbe ricadere nei soliti “cliché” della rappresentazione e dello spettacolo, ma una pittura delle “sensazioni” e le sensazioni riguardano i corpi.
Nel “Grido del Papa” c’è un corpo che esce da quella bocca rotonda, che scappa, ma questo non è rappresentato è percepito.
Bacon raccoglie tutta la violenza dell’Irlanda, del nazismo, della guerra e la scaraventa in una figura accovacciata riavvolgendola in sé, o in una figura dormiente schiacciandola fino ad annullarne lo spessore, Bacon non ha sentimenti, va solo alla ricerca, istintivamente, della migliore sensazione, quella che si esprime meglio da sé. È la sensazione che agisce dall’interno dei corpi e rende visibili gli stati rotatori dei suoi auto-ritratti come volti schiaffeggiati in preda a spasmi o a forze invisibili.
Naturalmente queste forze invisibili agiscono su un corpo senza organi perché sono esse stesse che scombussolano gli organi e ne determinano il formarsi o il moltiplicarsi a piacimento, «organi sessuali germogliano un po’ dappertutto… ani che schizzano, si aprono per espellere, poi si richiudono… l’intero organismo muta colore e consistenza con adattamenti allotropici alla frazione di secondo. In effetti il corpo senza organi, manca solo di organismo, ossia dell’organizzazione in organi» (2).
Ma queste “Figure” percorse da spasmi disumani, con il corpo flagellato, dilatato o striminzito, sono indomabili, sopravvivono; grazie a delle presenze nervose, isteriche, che lottano e riescono a far persistere un sorriso sotto un volto macellato, la vita che persiste all’orrore e all’abiezione.
«… tra la pittura e l’isteria c’è un rapporto privilegiato. … La pittura si propone direttamente di liberare le presenze che stanno sotto la rappresentazione, di là dalla rappresentazione. Il complesso stesso dei colori è un sistema ad azione diretta sul sistema nervoso. … Con la pittura l’isteria diventa pittura. … La pittura tramuta il pessimismo celebrale in ottimismo nervoso» (3).
Chi domandava a Bacon in che cosa consistesse il suo atto pittorico, lui rispondeva: «… fare dei segni casuali (tratti – linee); ripulire, trattare a spazzola o tamponare con lo straccio dei luoghi e delle zone (macchie – colore); lanciare colore da angolazioni e con velocità diverse». «… questi segni, questi tratti sono irrazionali, involontari, accidentali, liberi, casuali. … sono tratti a-significanti, tratti di sensazione, ma di sensazione confusa. È come se la mano si emancipasse passando al servizio di altre forze, e tracciasse segni che non dipendono più dalla volontà, ma dalla nostra vista. … Tra tutte le arti, la pittura è probabilmente la sola che incorpori necessariamente, “istericamente”, la propria catastrofe» (4).
(1) Delenza, G., Francis Bacon. Logica della sensazione, Quodlibet, Macerata 1995, pp.51-52, 56-58
(2) ivi, p.105.
(3) ivi, p.112.
(4) p.167,168,169