I padri del futuro saranno caratterizzati rispetto a quelli del passato da una sfida fondamentale: quella di passare da un autorità già data ad una ‘paternità ricercata’, nella quale predomina la volontà e il piacere di vivere il rapporto con i propri figli, non più ‘per procura’ della figura materna, ma in prima persona. Ad un padre tradizionale, che svolge la sua funzione principalmente all’esterno per garantire il benessere economico della famiglia, riservandosi un rapporto col figlio ‘quando sarà grande’, sta subentrando un padre più collaborativo, che divide i compiti domestici e di accudimento dei figli con la propria compagna di vita.
L’assunzione di questa nuova identità non è né facile né indolore: da un lato manca all’uomo l’esperienza diretta con un padre coinvolto e partecipe, e dall’altro mancano le conferme sociali, che lo incoraggino a comportamenti alternativi rispetto al passato. Ai padri che vogliano cambiare la propria posizione si impone un cammino difficile, inattuabile senza il coinvolgimento e il dialogo con la propria compagna che, non identificandosi eccessivamente col ruolo di madre onnipotente e recuperando la sua dimensione di donna, può lasciare al proprio compagno la possibilità di aiutarla nel processo di separazione dal figlio.
Mentre in passato l’identità maschile si fondava sulla negazione dell’esperienza emotiva e del contatto fisico come fonte di conoscenza, i nuovi padri tendono maggiormente ad identificarsi con i bisogni del bambino, facendo appello alla propria sensibilità e permettendosi di sperimentare atteggiamenti teneri e contatti corporei con il figlio, attenuando la dimensione verbale e razionale, a favore di una maggiore comunicazione fisica, non verbale, “di pelle”.
Il padre di oggi, non entra in contatto col figlio solo quando questo è capace di parlare e muoversi nelle interazioni sociali ed è trattato dal padre come un adulto (pari), ma ha recuperato la funzione e la comunicazione affettivo-corporea, prima negate dalla cultura del tempo, e non si vergogna di questo. Abbracci e manifestazioni d’affetto non sono più un’esclusiva delle madri: l’uomo mostra le proprie emozioni di padre senza che questo minacci la sua identità virile.
La diminuzione della distanza fisica porta con sé anche una diminuzione della distanza psicologica: molti dei nuovi papà non a caso cominciano ad investire molto tempo ed energie nelle attività ludiche, nello sport, nel divertimento con i figli, momenti piacevoli in cui il padre e i figli si avvicinano, si conoscono e comunicano, avendo così la possibilità di crescere, arricchirsi e completarsi.
La nuova identità paterna si basa, quindi, sulla capacità del padre di entrare a contatto diretto con i propri desideri autentici di relazione con i figli e questo produrrà un cambiamento all’interno della famiglia, che vedrà una madre sollevata non solo dalle incombenze domestiche ma soprattutto dalla schiacciante ed improrogabile sua responsabilità e presenza nell’accudire il figlio. Del resto un padre più impegnato e consapevole darà al bambino la possibilità di confrontarsi con figure educative in grado di offrire modelli più dinamici e adatti alla costruzione di una identità salda e duttile nello stesso tempo.
Rivalutare il ruolo del padre come protagonista, insieme alla madre, del rapporto educativo sin dalle primissime fasi dello sviluppo appare dunque un’azione necessaria per un reale cambiamento dei bambini, adulti di domani, le famiglie e la società nel suo insieme.