Sindacati sul piede di guerra a Chiaramonte Gulfi. Durante l’assemblea dei lavoratori a tempo determinato, sono stati trattati due punti particolarmente delicati:
1) la mancata corresponsione degli stipendi di gennaio e febbraio 2014;
2) il processo di stabilizzazione alla luce della recente normativa regionale.
Nel comunicato stampa diffuso dai segretari generali Aldo Mattisi (FP-CGIL) Gianfranco Marino (FP-CISL) e Mario Dipasquale (UIL-FPL), viene specificato che: “Per quanto riguarda il punto uno, il Sindaco, ing. Vito Fornaro, ha comunicato che nel giro di pochi giorni le due mensilità non pagate di gennaio e febbraio saranno regolarmente corrisposte e che tale situazione è dipesa non dalla mancanza di risorse finanziarie ma dall’attuale situazione legislativa. Alla luce di quanto dichiarato dal Sindaco, l’Assemblea dei lavoratori, preso atto che la mancata corresponsione degli stipendi non è dipesa da problemi di cassa, ha ritenuto, in virtù di quanto evidenziato dai rappresentanti sindacali, che tale azione non si giustifica in nessun modo, visto che non sono rinvenibili motivi ostativi al pagamento degli stipendi. L’Assemblea si auspica che in futuro non abbiano a ripetersi situazioni del genere che non trovano nessuna giustificazione e che creano solo grave disagio a tante famiglie di lavoratori”. Insomma, le spiegazioni evidentemente non sono sembrate sufficienti. In merito al secondo punto, invece, viene precisato: “Constatato che finora la parte pubblica non ha fornito altro che semplici dichiarazioni d’intenti, senza aver mai presentato atti conseguenti, si rende necessario conoscere se sono state verificate le eccedenze, se è stata verificata la dotazione organica, se è stato adottato il Piano Triennale del fabbisogno del personale e quello delle azioni positive in materia di pari opportunità. Tutto ciò per conoscere anche l’esistenza di posti in Pianta Organica, il fabbisogno effettivo di personale e, di conseguenza, le risorse finanziarie utilizzabili. Risulta evidente che solo dopo aver affrontato questi “snodi” imposti dalla legge sarà possibile avviare un tavolo di confronto con la parte pubblica che possa essere utile al percorso di stabilizzazione. L’Assemblea dei lavoratori all’unanimità ha delegato le scriventi Organizzazioni Sindacali a richiedere quanto sopra entro e non oltre 15 (quindici) giorni”. Lo stato di agitazione, dunque, è forte. L’assemblea, chiede un confronto “aperto e sereno” con l’amministrazione, altrimenti non si escludono azioni eclatanti: “L’assemblea, In vigenza dello stato d’agitazione già dichiarato nel mese di dicembre 2013 e non mai revocato, ha manifestato la volontà d’intraprendere azioni di lotta ancor più dure non ultimo lo sciopero, al fine sostenere questa azione sindacale, se la questione si manterrebbe sulle semplice dichiarazione d’intenti”.