La discussione, avvenuta in Consiglio Comunale, sull’ordine del giorno inerente il Piano particolareggiato del Centro storico riporta, ancora una volta, in primo piano, la questione per un totale recupero dell’originario nucleo abitativo della città. Riteniamo opportuno, chiarire i termini dell’argomento e, soprattutto, i fatti che, a suo tempo, caratterizzarono l’approvazione.
Il piano particolareggiato dei centri storici di Ragusa diventò finalmente una realtà alla fine dell’anno 2012, quando, definitivamente approvato dalla Regione, era reso esecutivo
Il centro storico si avviava ad una concreta riqualificazione, il nuovo strumento prevedeva anche l’allargamento del perimetro del centro storico fino a via Carducci e fino alla zona dei Salesiani.
L’adozione del Piano, varata dalla Giunta Di Pasquale, risaliva all’aprile 2008, nel luglio 2010 il passaggio in Consiglio comunale con l’unanimità dei voti dei consiglieri di allora, nel mese di dicembre la presa d’atto delle osservazioni avanzate dai cittadini, ed infine l’invio a Palermo. A luglio 2012 l’approvazione da parte del Consiglio Regionale Urbanistica, per arrivare, infine, all’approvazione da parte dell’Assessorato regionale al Territorio.
La vicenda che portò, nel marzo 2013 l’allora capogruppo del PDL Maurizio Tumino, a presentare un odg, lo stesso che è stato ripreso e presentato all’attuale consiglio, può essere così riassunta: in data 11 gennaio 2013 fu pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana il decreto di approvazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico di Ragusa in variante al Prg. L’approvazione, cosi come formulata, non condivise gli interventi generali, gli interventi specifici e gli emendamenti non assistiti dai pareri della Soprintendenza e dell’Ufficio del Genio Civile ovvero in contrasto con gli stessi. I pareri mancavano in quanto non furono richiesti dal Dirigente responsabile del tempo.
Gli emendamenti non approvati, secondo quanto specificato dai firmatari dell’odg del 2013, oltre a Tumino i consiglieri Giuseppe Lo Destro, Sasà Cintolo, Giuseppe Calabrese, Titì La Rosa, Giorgio Mirabella ed Enzo Licitra, risultavano essere la sintesi di un lavoro puntuale e meticoloso da parte di tutte le forze politiche presenti in consiglio Comunale, tendente a rendere lo strumento urbanistico agevole e moderno, comunque rispondente e rispettoso della volontà suprema espressa dal Consiglio.
Per i firmatari dell’ordine del giorno il Piano Particolareggiato del Centro Storico di Ragusa risultava essere impoverito nel suo impianto generale, privato degli interventi specifici che, di per se, rappresentavano l’ossatura principale e strategica del Piano stesso.
Il Commissario Straordinario avanzò ricorso amministrativo avverso il Decreto di Approvazione, limitatamente al riconoscimento dell’ammissibilità dell’intervento di ristrutturazione integrale nella zona T1, edilizia di base, assolutamente necessario per frenare il crescente spopolamento del centro storico.
I consiglieri chiedevano una variante perché, anche in caso di positivo accoglimento da parte del Tar delle superiori richieste, il decreto di approvazione “modificato” non avrebbe contemplato la pianificazione adottata dal Consiglio Comunale.
Si impegnava allora il Commissario, come è stata reiterata attualmente la richiesta all’attuale amministrazione, a dare mandato agli Uffici preposti di redigere apposita variante al Piano Particolareggiato del Centro Storico che avesse tenuto conto conto di quanto espresso in sede di ricorso e di quanto adottato dal consiglio comunale ma rigettato in sede di approvazione da parte dell’Arta.
In sostanza ai consiglieri non è andato giù che l’approvazione del piano non ha contemplato gli oltre 200 emendamenti esitati dal Consiglio comunale, cioè l’unico organo deputato in queste tematiche, la variante richiesta mira a trovare soluzioni per fare riabitare il centro storico e trovare una vivibilità per lo stesso.
In pratica si è atteso per anni, si sono perdute ingenti somme, per dotare la città di uno strumento che non risolve i guai del centro storico superiore.
Nelle intenzioni del Consiglio Comunale, il piano particolareggiato era stato pensato come uno strumento per consentire l’accorpamento di più immobili adiacenti in un’unica abitazione. Anche un modo per superare il problema di abitare in case su più livelli.
Accorpamenti che avrebbero permesso, altresì, un rilancio del settore edile ed un conseguente recupero di immobili fatiscenti. Invece, anche in mancanza di norme ad hoc che i parlamentari regionali avrebbero potuto sollecitare per limitare i danni, riguardanti interventi possibili, almeno per l’edilizia non di pregio, si assiste al progressivo svuotamento del centro storico, alla sua trasformazione in ghetto per extracomunitari.
L’ordine del giorno reiterato da Maurizio Tumino e da Giuseppe Lo Destro è stato bocciato, l’amministrazione, fra due o tre mesi, darà corso ad un attento esame della situazione, i cui tempi, però, sono tutti da definire.
Alla fine, cosa resterà del centro storico e delle buone intenzioni di rilanciare il comparto edile giustappunto grazie agli interventi in centro storico, dopo aver limitato le zone di espansione di edilizia agevolata?