La vivacità del Partito Democratico ha sempre attirato la nostra attenzione: negli ultimi tempi, poi, con l’ingresso ai piani alti del partito delle giovani generazioni, la vivacità si è fatta baldoria, tanto per citarne una, siamo arrivati alla novità, mai vista prima che, dai vertici del partito, parte un richiamo alla seconda carica dello Stato, ad una figura di alto rilievo istituzionale e personale, affinché ricordi che è stato pur sempre eletto nelle file del PD.
Sviati dalle vicende nazionali, pensavamo che a casa nostra si fossero calmate le acque, il totale silenzio che avvolgeva le vicende locali ci faceva pensare che il segretario provinciale, da poco eletto, aveva avuto la capacità di sedare contasti e rivalità per un clima di rinnovata armonia.
Nulla di più sbagliato, all’interno delle varie componenti provinciali si agita lo stesso tarlo di inquietudini di cui leggiamo sulle cronache politiche regionali e nazionali. E, mentre fuori ci si muove sull’onda di maggioranze, più o meno consolidate, dalle nostri parti, pare, vengono meno anche quelle che sembravano certezze legittimate dal voto interno.
L’ultimo spettacolo il PD provinciale ce lo aveva offerto nello scorso mese di novembre, quando, dopo il congresso che aveva assegnato il 42% a Denaro, il 34% a Calabrese e il 24% a D’Asta, l’atavica rivalità fra i ragusani fece sì che il rappresentante della componente ipparina del partito avesse la meglio. Tutti ricordano della bagarre quando venne impedito alla Senatrice Padua di parlare mentre ex segretari del partito, con fare da stadio, gridavano, all’indirizzo di una Senatrice: fuori, fuori!
Non era difficile prevedere, già allora, quali potrebbero essere stati gli sviluppi futuri.
Tutto girava attorno alla mancata assegnazione di 8 delegati al gruppo Calabrese, alla legittimazione delle quote spettante ai vari circoli di Ragusa, alle decisioni imposte dal Presidente della Commissione provinciale per il Congresso che, pare, ora, siano state messe in discussione, se non per gli esiti finali, certo per il numero dei delegati che, allora non vennero riconosciuti in forza di uno schieramento compatto ostile a Calabrese.
Da allora ci sono state chiare prese di posizione di diverse componenti provinciali, anche della delegazione modicana che sosteneva Denaro, per un ritorno alle regole, mentre si sono susseguite riunioni per cercare di sancire superiorità non effettivamente conquistate sul campo.
Si arriva, così, alla seconda convocazione dell’Assemblea Provinciale, la prima dell’era Denaro, in cui si consuma la frattura netta tra le varie componenti a sostegno della Segreteria, mentre la granitica compagine di Peppe Calabrese continua a rimanere uno scoglio insormontabile, rafforzata dall’ingresso di qualche volto nuovo.
Alla presenza del Presidente della Commissione Regionale di Garanzia, Giacomo Torrisi, viene sancita la definitiva attribuzione dei delegati al gruppo Calabrese, fra le proteste e le ire dei gruppi di sostegno a Denaro che hanno visto smontare il teorema di legittimità delle scelte fatta loro favore, nel contesto di una imbarazzante situazione che, di fatto delegittima non poco la nomina del Segretario Provinciale.
Ma non finisce qui: c’è anche la questione che il Sen. Battaglia mette in discussione scelte del regionale e, chiedendo di metterne ai voti un documento, mette allo scoperto che Denaro è senza maggioranza.
Contrasti fra l’on.le Di Giacomo e il Senatore, con minacce di commissariamento da una parte e accuse di ‘fascista’ dall’altra. Le frizioni sono dovute al mancato rispetto di un accordo, stilato a Comiso, per far eleggere l’avv. Angela Barone a Presidente dell’Assemblea provinciale: la componente D’Asta propende per una ipotesi di apertura alla minoranza, sul modello nazionale (leggi Calabrese Presidente) e nemmeno l’indicazione di altri due nomi in subordine, sempre del secondo circolo, smuove dalle posizioni il gruppo di D’Asta che trova sostegno nel gruppo denariano di Modica, per cercare un coinvolgimento della minoranza di Calabrese, in una ottica di ricucitura generale dei rapporti.
In pratica non si placano le polemiche, anzi ci sono nuovi motivi per il contendere: fra D’Asta e Denaro, fra Battaglia e D’Asta, fra Denaro e Battaglia, fra Denaro e i suoi di Modica, a Ragusa si comincia a pensare di dialogare con Calabrese, constatando anche i metodi impositivi del gruppo ipparino.
Chi aveva dubbi sulla convenienza di ‘regalare’ il partito a Comiso e Vittoria, comincia a evidenziare le criticità di una scelta, oggi, sicuramente, meno condivisa di allora.
Anche a Palermo c’è stata qualche scintilla per Nicosia che voleva andare in Direzione Regionale, stoppato dai renziani a favore di Mario D’Asta.
Mentre tutti si affannano a cercare la quadra di una situazione non certo facile, Calabrese osserva e attende sviluppi, forte del consenso che ha dimostrato (a Ragusa città, Renzi, sostenuto da D’Asta e Calabrese, stravince con il 75%, mentre al regionale Lupo, sostenuto da Calabrese, stravince con il 70% ).
Mario D’Asta comprende che è tempo di lavorare per il successo elettorale, ma per farlo ha bisogno dei numeri, il Senatore Battaglia guida la squadra, culturalmente e politicamente, più pregiata ma non riesce a concretizzare i suoi progetti. Sullo sfondo Denaro che, da apprezzato dirigente cittadino, non riesce a trasferire la sua autorevolezza sul territorio provinciale.