Libri e film lo hanno dipinto come un fenomeno divertente e glamour, ma lo shopping compulsivo o dipendenza da shopping, è un disturbo psicologico e comportamentale, caratterizzato dal continuo ed irrefrenabile bisogno di acquisto che, soprattutto in tempi di crisi, rischia di travolgere la vita dei singoli e delle loro famiglie.
Si distingue dalla ‘normale’ mania di comprare tipica della società consumistica occidentale, e per la sua diagnosi devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:
Gli acquisti devono essere ripetuti più volte alla settimana e il denaro investito eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche.
Non importa cosa si compra ma ciò che conta è ‘comprare’, soddisfare l’irrefrenabile bisogno di entrare in un negozio ed uscirne carichi di pacchi.
Qualora il bisogno di shopping non possa essere soddisfatto si vivono stati d’ansia e frustrazione.
La dedizione agli acquisti è una novità rispetto alle abitudini precedenti.
La difficoltà maggiore, in ogni caso, nel diagnosticare questo disturbo è costituita dal rinforzo e dall’incoraggiamento della cultura consumistica, che spesso alimenta ‘falsi bisogni ’ e trasforma il ‘possesso’ in fonte di felicità, in strumento per costruire un’identità sociale gradita e apprezzata.
Ma cosa si nasconde dietro la dipendenza da shopping compulsivo?
Sono quattro gli elementi chiave per una lettura psicologica dello shopping compulsivo:
La compulsività ovvero il comportamento ripetitivo, che il soggetto non può fare a meno di compiere, e che ha come obiettivo il contenimento dell’ansia.
Il tentativo di alleviare, attraverso lo shopping, uno stato depressivo di cui il soggetto non è sempre consapevole; il senso di benessere e di potere che lo shopper prova dopo gli acquisti va a colmare un vuoto di relazioni, sentimenti ed autostima che il soggetto vive in un particolare periodo o da diversi anni.
La somiglianza con la dipendenza da sostanze: in entrambi i casi si ha incapacità di controllare la messa in atto del comportamento dannoso, il bisogno di aumentare progressivamente la quantità di oggetti da comprare e il denaro speso, e la crisi di ‘astinenza’ dello shopper quando non può acquistare.
Infine, un deficit nel controllo del proprio impulso d’acquisto, un ‘buying impulse’, un bisogno urgente che preme per essere soddisfatto.
Ma l’aspetto più preoccupante è rappresentato dalle pesanti ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa, familiare e coniugale che questa dipendenza comporta, oltre alle inevitabili perdite finanziarie, lo stress psicologico, l’ansia, la depressione e la perdita di ogni controllo sulla propria volontà.