“Volo di un’anima inquieta – volando ho trovato il tuo amore”, è il libro scritto da Carmelo D’Amanti che, proprio in questi ultimi giorni, ha ricevuto una lettera da Papa Francesco che si è complimentato con l’autore e l’ha ringraziato per il dono ricevuto.
51 anni, sposato con quattro figli, chiaramontano ma residente a Ragusa, Carmelo D’Amanti è laureato in Scienze Motorie, ha conseguito anche diversi brevetti di istruttore e preparatore atletico presso varie federazioni sportive appartenenti al CONI e ha fatto parte del direttivo del CSI di Ragusa. Ha conseguito anche la laurea in Fisioterapia e la laurea Magistrale in Chiropratica. Attualmente, è docente e titolare alla scuola media statale Vann’Antò di Ragusa e docente a incarico presso il master di posturologia e biomeccanica all’Università di Palermo, cattedra “Medicina dello sport”. Ma questa è soltanto una piccola parte del suo curriculum.
Oggi, lo abbiamo incontrato e, di seguito, vi proponiamo una piccola intervista. “Volo di un’anima inquieta”, infatti, è stato presentato ufficialmente il 3 aprile alla Sala Avis di Ragusa.
L’introduzione è stata scritta da padre Giovanni Nobile. Il libro è una sorta di percorso fra “meditazione e preghiera”, scritto in uno stile personalissimo. La visione di Carmelo D’Amanti, infatti, è profondamente cristiana e questo suo modo di essere si rispecchia in pieno nella stesura del libro: piccoli racconti in cui si riflette sul significato della vita attraverso la mediazione di Cristo.
Signor D’Amanti, quando ha iniziato a scrivere il libro?
“Ho iniziato a ottobre 2012”
Di che cosa parla, esattamente?
“E’ un libro che parla dell’anima. Oggi, siamo veramente troppo occupati dalle nostre cose e qualcuno vuole farci credere e ha deciso di farci credere che non possiamo fare altro. In realtà, non è vero. Abbiamo soltanto perso le nostre radici. Ma per noi cattolici, la radice è il Cristianesimo e Cristo. Oggi, invece, la nostra vita è costellata di falsi bisogni. Come dicevo, qualcuno ha deciso di farci credere che tutto va a rotoli e che tutto è negativo. Ma in realtà il positivo c’è, solo che spesso sta in silenzio: c’è tanta gente che fa la carità e si occupa dei poveri, solo che nessuno lo sa o lo mette in luce. Ma questa positività deve diventare parte di noi. Quando ho presentato il libro in Sala Avis, ho avuto come relatore Maurizio Re, il quale si occupa di fisica quantistica: è nato un confronto culturale e scientifico fra me e mia moglie veramente bellissimo. Mia moglie: senza Daniela Morando non avrei potuto realizzare il libro. Mi ha dato spazi di tempo molto importanti. Anche con il suo silenzio riesce a mettere in luce quello che io voglio scrivere. Lei dice sempre: “Quando una coppia grida è perché hanno il cuore lontano e per sentirsi occorre alzare la voce. Quando una coppia si ama, invece, sussurra”. Perché Dio sta nel nostro silenzio. E’ nel silenzio che ascoltiamo Dio”.
Lei ha inviato il libro a Papa Francesco e, recentemente, ha ricevuto una risposta dal Vaticano. Cosa ha pensato in quel momento?
“Mi ringrazia di questo gesto, di questo dono e del mio modo di vivere il Cristianesimo. Ovviamente, non me l’aspettavo. Figuriamoci se uno pensa che il Papa si ricorda di te. Quando l’ho ricevuta, ho visto in quella lettera una cosa: ognuno di noi, per il Papa, è un tassello importante per il Cielo. Lui ha saputo incarnare il Verbo. Ho capito che lui non dimentica nessuno, così come ogni cristiano non dovrebbe dimenticare nessuno”.
Quale scopo ha, dunque, questo libro?
“Far arrivare a tutti un po’ di positività. Oggi si cerca di togliere le parole “grazia divina” dal vocabolario. Ma il divino è alla base della bellezza e dalla pace. Oggi, invece, si parla solo di positivo e negativo. Quindi, lo scopo è quello di far entrare in quante più famiglie possibili un momento di riflessione sulla nostra sacralità, perché ognuno di noi ha una sacralità interiore. La sacralità interiore viene violentata e disturbata da altre interferenze come TV, i – pad, internet, che prendono il sopravvento sul nostro stato d’animo. Purtroppo, è sempre di meno il tempo in cui si sta davanti al Tabernacolo e il tempo in cui si prega. La preghiera non è per i deboli o per i bigotti. Invece, si pensa che il cattolico sia in generale una persona debole. Non è così”.