Alle volte, anche una semplice seduta di commissione consiliare, che ha all’odg la semplice discussione su un argomento, può diventare terreno di scontro aspro e fuori dalle righe. Senza dire che, osservando solo la convocazione, si restava perplessi nel constatare che, solo per una discussione sulla Consulta femminile si fosse convocata una seduta che, a circa 62 euro a consigliere (gettone in vigore dal 1° febbraio), comporta una spesa superiore ai mille euro.
Cosa ci sarà da discutere su un organismo istituzionale regolato da delibere del Consiglio Comunale, e non in prossimità del rinnovo delle sue componenti ? Si è capito subito quando la componente grillina della Commissione ha investito la Presidente, prof. Pavone, di una serie di stringenti domande, alcune dal tono inquisitorio, su contributi percepiti e attività svolta, la stessa componente grillina che aveva sollecitato la convocazione per discutere l’argomento.
Nonostante una esaustiva relazione della prof.ssa Pavone, i toni della discussione si sono accesi, senza motivo e il Presidente Morando ha avuto difficoltà a contenere l’animosità di qualche consigliere che, abbandonando la seduta, lo accusava, addirittura, di parzialità.
C’è voluta la moderazione di alcuni consiglieri delle minoranze consiliari per cercare di riportare quanto meno sull’onda di una rispettosa ospitalità comportamenti inutilmente animati.
Non era questa la sede per accertamenti sull’attività della Consulta, né, tantomeno dovevano essere i consiglieri a farlo. Con la consueta capacità di sintesi, sostenuta da competenti osservazioni, sono stati i consiglieri Maurizio Tumino e Giuseppe Lo Destro a suggerire alla componente pentastellata di considerare il fatto che, non più tardi del mese di febbraio scorso, l’amministrazione ha provveduto a saldare alla Consulta parte del contributo annuale, dopo aver, naturalmente, verificato l’attività della stessa attraverso quanto previsto dall’apposito Statuto, riservandosi di valutare, in fase di bilancio, l’appostamento di somme adeguate per venire incontro alle esigenze dell’importante organismo la cui valenza è sancita, non solo a livello istituzionale, dalla qualificata presenza di rappresentanti di associazioni, partiti politici, sindacati che, da soli, ne determinano l’importanza e il prestigio che non possono risultare inficiati da basse insinuazioni di chi, forse, vorrebbe trovare facile spazio all’interno della Consulta.
Particolare che poi la dice tutta sul livello dell’attività politica che viene svolta da determinate componenti, sempre pronte a censurare gli altrui comportamenti, è quello che la seduta è stata interrotta per mancanza del numero legale che, verificato, ha fatto riscontrare la presenza di soli 8 membri, 6 delle minoranze consiliari e 2 della maggioranza grillina.